giovedì 23 settembre 2010
IL DOLMEN DELL’ “AUTRE-MONDE”
Non so perché mi accanivo, ma è normale che mi accada, quando sono sulle tracce di un complesso megalitico. Finchè non lo scovo, non ho pace. E questo dolmen, in particolare, non so perché ma attirava il mio interesse più di altri. Ne avevamo visti a decine qui in Bretagna, anche molto impressionanti, mentre questo dolmen risultava essere non particolarmente spettacolare. Eppure, non so perché ma “dovevo” trovarlo.
Chiedendo agli abitanti della zona ricevevamo indicazioni poco chiare e controverse. Tutti conoscevano il dolmen ma non sembravano collaborativi, come invece sono di solito i bretoni. “Il dolmen? Sì, è proprio laggiù, a poche centinaia di metri, andate sempre dritti”. “Il dolmen? Svoltate a destra e proseguite in quella direzione. E’ proprio lì”. “Non potete sbagliare: andate di là, è lì dietro”. Tutte queste indicazioni discordanti mi incuriosivano ancora di più.
Il sole era quasi al tramonto. Continuavo ad aggirarmi nel punto in cui tutte le mappe convergevano, anche se quando si tratta di megaliti le cartine spesso sembrano voler portare deliberatamente fuori strada. Del dolmen, nulla di nulla.
Sto per salire in auto, quando mi viene un’improvvisa intuizione e decido di fare un ultimo tentativo.
Giancarlo mi attende in auto, io lascio tutto quanto sulla macchina: cellulare, borsa e porto con me solo la telecamera, tanto farò solo poche centinaia di metri, starò via al massimo dieci minuti, giusto un salto per non lasciare nulla di intentato, poi mi rassegnerò e tornerò indietro.
Mi inoltro nel bosco. Il sentiero è diritto, non si può sbagliare. Il posto è incantato, alberi altissimi e fitti tutto intorno. Un silenzio assoluto. Ma del dolmen nessuna traccia. Niente di niente.
Mi inoltro ancora un poco. Faccio qualche passo nella direzione della mia intuizione. Davanti a me si apre una radura… e improvvisamente appare. Il dolmen è lì, compare davanti ai miei occhi come dal nulla!
Sono emozionata, è sempre entusiasmante trovare un monumento megalitico cercato lungamente. Ma questo ha qualcosa di particolare. E’ bello e imponente, ma non è questo che mi colpisce. Sembra abitato. Sembra vivo. La radura è bellissima, immobile nel tempo. Rimango lì, affascinata e come rapita. Quasi mi dimentico di fare le riprese e le foto. Il sole sta tramontando e manda raggi proprio sul dolmen, creando ancora di più un effetto da sogno. Scatto qualche foto, faccio alcune riprese, poi rimango ancora un poco ad assaporare la magia di quel luogo. Non andrei più via.
Non so per quanto tempo sono rimasta lì. Poi mi scuoto, so che Giancarlo mi sta aspettando poco distante e mi costringo a tornare.
Mi incammino nel bosco verso la direzione di partenza. Mi inoltro nella fitta foresta, convinta di fare poche centinaia di metri verso l’auto. Ma succede qualcosa… non so cosa mi capiti, ma non riconosco più il posto. Non è più quello di prima!
So di non avere esattamente il senso dell’orientamento di un piccione viaggiatore, ma sono certa di essere nella giusta direzione, eppure ora è tutto diverso. Non trovo più la strada del ritorno.
Decido di ritornare al dolmen e da lì trovare il sentiero che ho percorso all’andata.
Ma, incredibilmente, il dolmen non c’è più: è sparito!
Capisco che qualcosa non va. Intanto si sta facendo buio Sono priva di cellulare, orologio, bussola. Non è da me separarmi da questi elementi di sopravvivenza, eppure è successo. Sono persa nella profondità dell’Argoat, senza cellulare, senza possibilità di comunicare, non so nemmeno quanto tempo sia passato da quando ho iniziato questa assurda spedizione!
La cosa, invece di preoccuparmi, mi diverte… persa nel cuore della Bretagna! Se non fossi in pena per Giancarlo, che sicuramente si sta chiedendo che cavolo mi sia successo, rimarrei lì ad aspettare che qualche abitante del Piccolo Popolo venisse in mio soccorso.
E’ ormai buio e cammino spedita verso quella che “sento” sia la direzione giusta, pur senza punti di riferimento.
Non so quanto ho camminato, ma alla fine approdo ad una strada di transito. In realtà non c’è nessuno che transita, nessuna indicazione, non c’è anima viva. La strada non è quella che abbiamo percorso all’andata. Cammino velocemente e finalmente vedo una casa, una piccola e rassicurante casetta bretone. Suono per chiedere informazioni. Mi apre un signore con l’aria molto cordiale, tipica dei bretoni. Gli spiego in francese quello che mi è successo e subito mi invita ad entrare. Stava apprestandosi a cenare, con la moglie. Le casette bretoni non sono solo belle e accoglienti viste da fuori: dentro lo sono anche di più. Dice alla moglie: “questa signora ha perso son homme”. E lei, rivolgendosi a me: “beh non mi sembra una cosa così negativa…” Tipico umorismo bretone. La signora continua: “perché non si ferma a cena con noi?” E’ una situazione paradossale. Chiedo di fare una telefonata e chiamo Giancarlo. Naturalmente non risponde, sarebbe troppo semplice. Probabilmente è già stato alla gendarmeria e immagino squadre di gendarmi mentre perlustrano i boschi alla mia ricerca. Il padrone di casa si versa un aperitivo e mi invita a fargli compagnia. Gli rispondo che mi piacerebbe molto, ma prima ho qualche piccolo problema da risolvere: sono nel cuore della Bretagna, di notte, senza documenti, senza soldi e non so dove ho lasciato auto e fidanzato. Sarà per un’altra volta. Mi congedo da questi simpatici signori, convinta che non mi potranno aiutare, pronta ad andare a girovagare sperando che un miracolo mi permetta di ritrovare l’auto con dentro Giancarlo, così come l'avevo lasciata. Ma il signore simpatico non vuole sentir ragione. Quando i coniugi bretoni si convincono che non voglio né cenare con loro né condividere i loro alcolici, il signore simpatico decide di venire con me per aiutarmi a ritrovare “mon homme”. La signora sembra dispiaciuta che me ne vada, io mi scuso molto per tutto ‘sto trambusto e finalmente usciamo.
Il signore bretone mi fa salire su un camioncino bianco un po’ sgangherato e ci avviamo per la strada buia (ormai è notte). Io cerco di individuare un’auto scura… dopo un po’ di giri, eccola! L’auto è proprio lì, e dentro c’è Giancarlo! Il quale mi dirà poi che ha girato come un matto per cercarmi, sia in auto che a piedi, mi ha chiamato a gran voce e stava ormai per andare alla gendarmeria dandomi per dispersa.
Quando mi vede scendere da quel camioncino, la sua espressione è quella di uno che è indeciso se picchiarmi o abbracciarmi. Il simpatico signore bretone dice “non sembra molto contento di vederla, vede che avrebbe fatto bene a fermarsi a cena?”
La vicenda si è conclusa con grandi strette di mano e con evidente sollievo da parte di tutti.
Sarebbe fin troppo facile pensare che tutto questo è successo per la mia mancanza di senso dell’orientamento. E’ facile dire “ti sei semplicemente persa nel cuore di una foresta della Bretagna”.
Quando abbiamo raccontato questa vicenda ad alcuni amici bretoni, immaginate la mia sorpresa nell’apprendere che quel dolmen è al centro di racconti di sparizioni, di strane apparizioni, di gente che si è persa nel bosco. Si racconta che un tempo questo dolmen fosse usato da un mago che praticava incantesimi al suo interno. La sua specialità era quella di far sparire luoghi e persone, per poi farli ricomparire. Si dice che nei tempi bui delle persecuzioni ai danni dei druidi, ci fosse chi si riparava all’interno del dolmen e diventasse invisibile. Si racconta anche che quel dolmen sia una porta dimensionale. Un passaggio verso l’”Autre-monde”.
Voglio rispettare la cautela dei Nativi del posto che evidentemente non a caso mi davano indicazioni sbagliate per non farmelo trovare. E voglio rispettare anche l’incantesimo che ancora oggi sembra funzionare.
Non darò indicazioni su quel sito. Ma le foto e le riprese le ho conservate, almeno finchè l’incantesimo non si estenderà alla magia moderna e non ne farà sparire anche le tracce digitali.
EQUINOZIO
Nel sentiero si scorgono le figure con ampie vesti bianche che si muovono in silenzio per preparare l’evento. Si rimarrà qui fino ai primi raggi del sole, poi tutti torneranno nelle loro case, ai quattro angoli della Bretagna e del mondo. E’ un sogno o è la realtà? Quello che succederà stanotte si chiuderà in una bolla , come se nulla fosse successo, un frammento di spazio-tempo che rimarrà impresso nella memoria di chi l’avrà vissuto, e sarà reale solo per chi crederà che questa realtà esista davvero.
Per tutti gli altri, tutto ciò non esiste. I Nativi non esistono. I Druidi neppure.
Lasciamo l’Isola che non c’è e torniamo nelle nostre case.
Eun Alban Elved! Buon Equinozio di Autunno! ARA ARA HNANHTE!

lunedì 20 settembre 2010
ARMOR, ARGOAT
IL VUOTO E IL PIENO
Equinozio d'Autunno

L’antico nome della Bretagna era Armonica, che deriva da Armor. Infatti è l’aspetto esteriore, quello che si manifestava apertamente. L’Argoat non veniva mostrato, perché apparteneva alla dimensione intima della comunità. Queste due anime sembrano in contraddizione, eppure in Bretagna convivono e fanno parte dell’attuale identità bretone. La Bretagna è una terra martoriata da guerre di religione e di conquista. L’antica Armonica, la terra di Asterix, ha subito le invasioni dei romani e dei cristiani. I







E intanto, nell’Argoat, si vive un’altra dimensione, incontaminata. Sono giorni particolari, i Druidi si danno convegno per l'Equinozio. Una dimensione incantata e senza tempo che fino ad ora nessuna forza politica o religiosa, nei millenni, è riuscita a distruggere.
martedì 14 settembre 2010
LE MILLE ANIME DELLA BRETAGNA
12 Settembre
La Bretagna è stata cantata e descritta in mille modi, da poeti e cantori di tutti i tempi. Armor e Argoat, le due anime che la compongono e la definiscono, vogliono significare il confine tra due dimensioni che fanno parte entrambe di una stessa esperienza. La Bretagna è una terra strana. Sembra una terra ai confini dell’infinito. Finistère, regione nella Bretagna del nord, significa “fine del mondo”. E’ questa la sensazione che dà la Bretagna: quella di essere ai confini del mondo. Struggente, selvaggia, malinconica e allo stesso tempo poetica e piena di ottimismo, come i suoi abitanti. Questa è la Bretagna.
Una terra con mille anime. L’anima dei menhir e dei megaliti, l’anima dell’antica tradizione druidica mai morta nonostante le repressioni. L’anima modernista, protesa verso la tecnologia e il futuro. L’anima dei poeti e degli artisti, sempre orientati verso nuove esperienze. Il folklore, l’artigianato, i paesaggi così diversi da un dipartimento all’altro: un po’ Scozia, un po’ Australia, un po’ Irlanda… potrei continuare all’infinito.
Una delle nostre attività principali, quando siamo qui, è la ricerca di luoghi megalitici per noi ancora inesplorati. Armati di cartine e navigatori satellitari, nonché dell’attrezzatura cinefotografica, partiamo con il nostro furgone sulle tracce di una imponente opera megalitica considerata come un tumulus, ma che in realtà si presenta come una vera e propria piramide antesignana di quelle egizie.

Il tumulus oggetto delle nostre ricerche si trova a Dissignac, nei pressi di Saint-Nazaire.
In effetti la struttura è imponente e viene considerata, insieme alla piramide di Barnenez, uno dei complessi megalitici più importanti della Bretagna.
Sia nei tumulus che nelle piramidi egizie erano realizzate strutture architettoniche che simboleggiavano stati interiori dell'individuo e modelli mistici del cosmo. Una tesi che contraddice l'idea che i tumulus e le piramidi egizie fossero solo dei monumenti funerari. Recenti ricerche portano a considerare che la struttura architettonica della piramide abbia avuto come precursore storico il tumulus apparso sul suolo del continente europeo migliaia di anni prima che comparisse la civiltà egizia.

Le nostre escursioni alla ricerca di megaliti ci fanno scoprire dimensioni parallele che ci compaiono davanti all’improvviso, castelli antichi che si materializzano davanti ai nostri occhi, scenari incantati che ci danno effetti particolari. Sembra tutto un po’ onirico e in fondo non ci stupiamo più di tanto. Anche questo fa parte del viaggio.
Armor e Argoat… dimensioni diverse combinate insieme.
La tradizione antica è protesa verso il futuro. I Nativi anche qui sono tutto fuorché persone ancorate al passato: è scena comune vedere delle signore bretoni negli internet café intente a consultare i loro computer.


I numerosi “Pardon”, le cerimonie religiose che si svolgono nelle parrocchie dei vari paesi bretoni, sono un misto di tradizioni pagane e cristiane. Il clero è preoccupato e minaccia di sospenderli, come da notizia pubblicata in questi giorni da Ouest-France. Per lo stesso motivo, i menhir di Carnac continuano ad essere ingabbiati in quanto simbolo di una spiritualità che non deve esistere.
NON SOLO VACANZA
9 Settembre
Siamo qui in Bretagna con molti scopi. Ad esempio girare due video: uno sulla Kemò-vad e un filmato musicale imperniato sul LabGraal. Luca, nella sua veste di regista, che ha già precedentemente dimostrato la sua abilità nella regia, sembra piuttosto disperato per l’indisciplina degli attori, per le esigenze della produzione (nella persona di Giancarlo) e per le mille idee della sottoscritta che mentre si gira un video vorrebbe farne altri 10.

La location in effetti è da brivido. La distesa di terra che si sporge sull’oceano e le onde che sommergono le rocce sono uno spettacolo che cattura e rapisce. Uno spettacolo continuo, senza pause, senza intervalli, e sempre diverso. Grandioso.
Danzare nel vento, secondo la tecnica della Kemò-vad, è già di per sé una magia. Farlo qui in Bretagna, sugli scogli della Cote Sauvage o in mezzo ai grandi menhir ancora liberi, nel vento e sotto le nuvole che corrono, è a dir poco esaltante. Sembra di essere immersi in una dimensione senza confini precisi, senza più avvertire il distacco tra sé e l’universo.


Dagli incontri sviluppati nel tempo con la Comunità druidica di Paimpoint, io e Giancarlo abbiamo avuto l’occasione di conoscere un mondo che i libri di storia hanno dimenticato e di cui ormai non si parla più. Una tradizione nata al tempo della grande civiltà che esisteva sul continente europeo prima ancora della grande Babilonia del passato o dei fasti dell’Antico Egitto.
Queste persone, incontrate presso la fontana di Barenton tanto tempo fa, ci hanno aperto un’inaspettata porta su una dimensione solitamente ben nascosta e, di fatto, invisibile alla storia ordinaria. La musica, anche in questo caso, come in altri incontri straordinari della nostra storia, è stato il maggior elemento di comunicazione e di unione. Giancarlo a seguito di questi incontri ha sviluppato la sua tecnica nel suono del flauto e l’esperienza della Nah sinnar, la musica del Vuoto. Per parte mia, è grazie a questi incontri che ho potuto sviluppare una particolare impostazione della voce, secondo una tecnica di derivazione sciamanica. E’ stato così che abbiamo appreso la Kemò-vad, considerata una preparazione all'attività marziale dello Za-basta. Sotto la guida di uno dei druidi di Paimpoint abbiamo scoperto i benefici psicofisici e spirituali della Kemò-vad e l'importanza della divulgazione di questa antica disciplina.
Girare il video della Kemò-vad in Bretagna è non solo appassionante ma anche simbolico. E’ una esperienza iniziata qui, non poteva esserci scenario più adatto.
Altra storia è il video musicale. Il regista è scontento, insoddisfatto, non gli va bene niente, mugugna, borbotta. Quando fa così, ormai noi lo conosciamo, bisogna lasciarlo fare. Ci scambiamo alzate di sopracciglia in silenzio, perché sappiamo che è nella sua fase creativa e siamo certi che sta “partorendo”.
mercoledì 8 settembre 2010
BEPRED BREIZH, BRETAGNA PER SEMPRE

6 Settembre
La Bretagna non finirà mai di stupirmi.
Ogni volta arrivo qui con la sensazione di aver già visto, assaggiato e assaporato tutto di questa terra, e invece ogni volta devo ricredermi.
Non so da quanti anni veniamo periodicamente qui. Per me è una tappa abituale che segna i momenti salienti della mia vita.
E’ una sorta di ritiro spirituale, un luogo dove mi sembra di entrare in una bolla spazio-temporale in cui chiudo i circuiti con l’esterno e mi ritrovo di fronte a me stessa e alla mia vita.
Una fermata ristoratrice e rigen

Il territorio di Carnac in particolare, sembra vivere un “suo” tempo peculiare. Si arriva qui stanchi morti per il lungo viaggio e per tutte le cose lasciate in sospeso a casa, tra lavori, progetti, attività.
Ma ben presto il “tempo di Bretagna” ha il sopravvento: una forza misteriosa ferma ogni aspettativa e residuo di corsa inerziale per lasciare posto solo ad una sorta di fluire, dove non c’è bisogno di fare assolutamente nulla ma rimane solo da lasciarsi andare senza opporre resistenza.
I giorni prendono a scorrere lenti, tutto rallenta, tutto ha un suo senso e insieme non ne ha alcuno.
Restare ore a guardare le onde dell’oceano che si infrangono sugli scogli della Côte Sauvage. Passare un tempo infinito a discutere con i Labs di fisica quantistica, universo olografico e ipotesi sul dopo-morte, seduti al nostro solito baruccio. Cadere addormentati sotto le stelle, cullati dall’aria dolce della Bretagna. Fare Kemò-vad nel vento e con il rumore del mare, o di notte tra i menhir. Gioire per la pioggia battente che canta sui vetri della mansarda. Il richiamo di Madre Terra si fa pressante e ci invita ai suoi ritmi e alla sua d

La nostra casetta bretone ha nel suo giardino un pozzo antico che esercita su di me un particolare richiamo. Nell’atmosfera incantata di questa terra, le fontane e i pozzi sembrano emanare una forza misteriosa, depositari di desideri e messaggi raccolti e custoditi nel tempo. Sembra di poter vedere i viandanti passati davanti a quei pozzi attraverso i millenni, ognuno con il suo fardello di aspettative, progetti, pene, desideri. I pozzi raccolgono e conservano tutto questo. Chissà quali messaggi contiene il nostro, lì nel giardino?
Il territorio di Carnac è considerato uno dei più salubri della Francia: bassissimo tasso di mortalità e di malattie. I Nativi americani definiscono “vortex” l’energia che pervade certi particolari punti del pianeta, territori considerati terapeutici. Luoghi dove si avverte una sensazione di benessere. Lo abbiamo potuto constatare in Arizona, a Tucson, così come in Scozia e in altri posti considerati sacri dai Nativi del posto. I druidi definivano questi vortex

Il nostro interesse maggiore è rivolto proprio a loro, i megaliti. Ce ne sono a migliaia, e nella zona di Carnac esiste la maggior concentrazione.

Avendo alle spalle decine di escursioni tra i menhir del Morbihan, la regione di Carnac, venendo qui abbiamo la sensazione di averli già visti praticamente tutti. Ma ogni volta siamo smentiti. Capita che incappiamo in dolmen impressionanti, proprio sotto casa, dietro l’angolo. Come quello che abbiamo visitato nei giorni scorsi, antico di 6.000 anni, enorme, con più stanze comunicanti. Eccitati dalla scoperta, ci siamo messi sulle tracce di altri dolmen e tumulus ancora inesplorati. Ne abbiamo trovati molti altri, di dimensioni importanti, poco conosciuti e non compresi nei soliti itinerari turistici. Ogni volta è entusiasmante, perché ci sembra di metterci in contatto con chi li ha costruiti e con la cultura che attraverso di loro viene trasmessa.
LABGRAAL IN BRETAGNA

Ad essere sincera, da quando convivo con persone di altre specie, che per motivi pratici non posso portare con me, non parto proprio a cuor leggero. La mia partenza anche questa volta è stata turbata dalla tristezza nel lasciare i miei coinquilini felini, i quali non hanno fatto nulla per rendere più facile il distacco. L’espressione di Maya vale più di 1.000 parole, quando vuole farmi sentire in colpa. In quanto a Michelle, è partita per una delle sue solite missioni, spesso coincidenti “casualmente” con i miei viaggi.
Stiamo attraversando la Francia di notte, sotto un fantastico cielo stellato che sembra più immenso che mai. Come da copione abituale, Gianluca guida, Giancarlo brontola, io e Luca facciamo una gara tra navigatori TomTom, Iphone e Ipad, Andrea consulta il suo manuale stradale tascabile cm. 50 x 50 del 1930. Come in ogni viaggio notturno con il Lab, le discussioni infinite vertono sul sistema di nutrimento. Ci sono sempre i soliti due schieramenti: Gianluca e Giancarlo vorrebbero andare avanti a panini senza mai fermarsi; io, Luca e Andrea vorremmo fermarci tranquillamente in un ristorante e cazzeggiare senza fretta intorno ad un tavolo (siamo in vacanza, mica ai lavori forzati!). Discussioni infinite e alla fine nessuno è soddisfatto: i panini non vengono preparati, ristoranti aperti in Francia di notte è impossibile trovarne. E così, come ogni sacrosanta volta, rimaniamo a stomaco vuoto finché non c

Un viaggio con il Lab è sempre un’avventura. Avvengono incontri particolari, come lo strano gnomo incontrato stanotte in mezzo alla Francia che ci ha salvati in una situazione difficile. Eravamo senza fari per un improvviso guasto, di fronte a due alternative: o viaggiare al buio o fermarci fino a domattina. Ci siamo fermati ad uno dei rarissimi autogrill aperti su questo tratto di strada e uno strano signore anziano, piccolo di statura e con modi d’altri tempi, ci ha detto di non preoccuparci. Ha fatto una telefonata e in un baleno è arrivato un meccanico che ci ha riparato il guasto. Era già abbastanza curioso che in quell’autogrill avessero proprio le lampadine che servivano per la nostra auto. Ma fin qui potevamo pensare semplicemente di essere stati molto fortunati. Tuttavia salutandoci, il signore minuto ha detto a Giancarlo, in francese: eh io so chi sei! E tu sai chi sono io, vero? E si è dileguato. Non è raro che quando viaggiamo ci capitino cose strane. Sarà per questo che ci mettiamo in viaggio con la sensazione che stia sempre per succedere qualcosa di particolare.
Siamo ormai quasi arrivati. I menhir ci aspettano, tra poco saremo nuovamente in mezzo a loro per farci raccontare un altro frammento della loro storia.

giovedì 26 agosto 2010
DANZARE NEL VENTO

Agosto 2010
Tra le tante esperienze che hanno caratterizzato questi mesi intensi, le Kemò-vad ha avuto sicuramente un posto importante.
La Kemò-vad è una forma di meditazione dinamica con una storia millenaria che ha origine dall'antico druidismo europeo. Utilizzata in seno alla disciplina di arti marziali dell'ordine monastico-guerriero dello Za-basta, costituiva l'apprendimento individuale dell'arte del combattimento e la preparazione interiore all'esperienza mistica della conoscenza dello Shan, il nome con cui gli antichi druidi definivano la Natura nel suo aspetto immateriale.
Giancarlo ed io abbiamo appreso questa disciplina nei nostri incontri con le consorterie druidiche della foresta di Brocéliande, in Bretagna, e ce ne siamo innamorati.
Era da tempo che coltivavamo l’idea di diffondere questo metodo naturale, e la recente attività del Cantiere Culturale di Dreamland ce ne ha dato l’occasione.

Il Cantiere Culturale di Dreamland è una continua fucina di idee e di esperienze. Una Factory in cui si affrontano temi legati alle scienze antiche di Madre Terra. Si parla di UFO, di astronomia, di gemmologia, di meditazione e tutti quei temi che l’attuale conservatorismo delle idee impedisce di trattare in maniera approfondita.
E’ proprio nel Cantiere, nell’ambito del laboratorio riservato ai soci, che si è creata l’occasione per attivare una palestra di Kemò-vad.
Il termine Kemò-vad significa "la Danza del Vento". Significa “danzare nel vento divino”, vivere nel ritmo del divenire cosmico del Vuoto.
La Kemò-vad è una tecnica che riassume in sé gli elementi della meditazione dinamica, della ginnastica olistica e della d


La pratica di palestra si svolge a contatto con la natura, e cosa c’è di meglio che praticare la Kemò-vad all’interno di un cerchio di pietre che rispecchia l’antica filosofia dei druidi?
Tuttavia occorre pensare anche ai mesi invernali, e vista l’affluenza e l’interesse, abbiamo visto che gli spazi di Dreamland cominciavano a non essere più sufficienti.

E così la prima palestra di Kemò-vad in Italia, la Palestra Sole Nero, aprirà ufficialmente le sue attività ad ottobre, presso la nuova sede, con un Corso di Base gratuito per i soci della Ecospirituality Foundation. Altre palestre si stanno attivando in Italia.
Danzare nel vento per divenire aria nell'aria, per incontrare il silenzio con cui si mostra la vera natura dell'esistenza. Un silenzio che ci fa dimenticare le problematiche del momento e ci mostra la luccicanza dell'invisibile.
Questa è Kemò-vad.
UN INCONTRO PARTICOLARE

Agosto 2010
Partecipare al Forum sui Popoli Indigeni dell'ONU di New York significa venire in contatto con molte persone particolari, tutte unite dall'intenzione di tutelare le loro tradizioni o di aiutare i popoli autoctoni a farlo. La nostra partecipazione al Forum di quest’anno è stata densa di esperienze e di contatti forse più del solito. Le nostre conferenze sui Nativi europei durante gli Special Events del Forum hanno suscitato un grande interesse verso una tematica poco conosciuta. Infatti quando si pensa ai Nativi si pensa agli Apache, agli aborigeni, quasi mai ai Nativi europei. A seguito dei nostri interventi abbiamo incontrato molte persone speciali, e Andras Corban Arthen è uno di questi.
Andras è spagnolo, scozzese e americano allo stesso tempo. Originario della Galizia, vive nel Massachusetts ed è membro della Anamanta Tradition, una comunità autoctona che conserva e tutela antiche tradizioni Native europee provenienti dalla Galizia e dalla Scozia. E’ direttore della EarthSpirit Community e membro dello staff del Parliament of the World's Religions.
Andras è rimasto colpito dal nostro lavoro alla tutela delle tradizioni dei Nativi europei, molto simile al suo, e ci ha chiesto di incontrarci.
Abbiamo passato insieme una giornata a Dreamland, con l’aiuto di Vince per le traduzioni, durante la quale ci siamo stupiti per la quantità di cose in comune, per gli interessi simili, le passioni e soprattutto il comune intento nel voler dare una continuità alle tradizioni celtiche.
Come spesso succede nei nostri incontri, abbiamo scoperto che ci legava anche la musica. E’ anch’egli musicista, ed è stato naturale, tra i tanti progetti scaturiti, programmare anche una sessione musicale. Ora Andras è entrato a far parte dello staff della Ecospirituality Foundation nell’ambito del Collegio Tradizionale.
Il nostro Willy, il membro della comunità felina che nelle loro ultime elezioni i gatti hanno eletto come addetto alle pubbliche relazioni (e soprattutto, essendo egli antropologo e profiler, per valutare chi siano i nuovi arrivati), ci ha fatto capire che l’ospite era OK.
IL LABGRAAL “MISTICO” AI MURAZZI
Dopo aver dedicato alcuni concerti all’anima più estroversa e tribale della nostra musica abbiamo voluto concederci una pausa “mistica” e lo abbiamo fatto in uno dei luoghi più evocativi della nostra città: i Murazzi.

Ho sempre sostenuto che Torino è una città con molte anime che nulla ha da invidiare ad altre città molto più famose dal punto di vista turistico ed artistico, come Parigi o Firenze. Purtroppo Torino è anche sottovalutata e non sottolineata. Eppure avrebbe tutto per essere considerata alla stregua delle grandi metropoli visitate dal turismo internazionale, sia culturalmente che paesaggisticamente.
Il Cafè Tabac, dove il LabGraal si è esibito il 22 luglio, è situato in uno dei punti più suggestivi della città, i mitici “Murazzi”. La serata si svolgeva in uno scenario particolare: aveva appena piovuto (ma quando mai non piove, d’estate?) e il Po si esibiva in tutta la sua poesia con il riflesso di una splendida luna.

Il LabGraal ha presentato la sua anima più nascosta, il nostro volto più inedito e intimista, in cui attraverso il flauto e le poesie di Giancarlo, la mia voce e la strumentalità di Luca e Andrea abbiamo voluto condurre il pubblico in un viaggio tra sogno e realtà all’interno delle tradizioni celtiche.
L’effetto era particolarmente onirico, e nonostante il solito caos dei Murazzi e le tante persone intervenute, si è creata una “bolla” spazio-temporale in cui sembrava che tutto si fermasse e regnasse solo un grande silenzio.
Charlie, il “nostro” dj di RadioFlash, organizzatore della serata, era raggiante. Il giornalista Gino Steiner Strippoli ha creato il filo conduttore che ha tenuto incollati i brani, le intuizioni, le poesie.
KELTIC POW WOW

Luglio 2010
Il 18 luglio a Dreamland si è svolto il Keltic Pow wow, per la prima volta in Italia. L’intenzione del LabGraal nell’organizzare questo evento era quella di dare visibilità allo spirito tribale della cultura celtica. La manifestazione si svolgeva a Dreamland, nel Parco della Mandria, dove abbiamo la sala prove e dove esiste il grande cerchio di pietre che ricorda il sito megalitico di Stonehenge.

L’evento ha richiamato centinaia di persone attratte dal fascino della musica celtica e della cultura tribale delle antiche tradizioni europee. Durante la giornata i momenti dinamici si sono alternati ad esperienze intimiste. I danzatori del gruppo Triskel hanno coinvolto i partecipanti in frenetiche danze celtiche, il flauto di Giancarlo ha incantato il pubblico all’interno del cerchio di pietre. Le cornamuse, i tamburi e soprattutto il concerto del LabGraal hanno


L’incontro ha attirato un pubblico eterogeneo in cui non esisteva divario generazionale. Si respirava l’aria delle feste celtiche scozzesi e irlandesi, complice anche il tempo che ha concesso una tregua nel grande caldo scoppiato in luglio. Tutti quanti hanno partecipato con entusiasmo alle molteplici proposte e all’incalzare del programma. Il buffet celtico vegetariano

Come tutti gli eventi organizzati dal LabGraal, anche questa iniziativa era rigorosamente gratuita, secondo lo spirito delle migliori feste celtiche. Abbiamo però voluto dare anche un risvolto benefico alla manifestazione, con un mercatino dell’usato dedicato agli animali assistiti dall’associazione SOS Gaia che noi sosteniamo. L’evento si è concluso con un grande falò di mezzanotte attorno al quale si sono improvvisate danze tribali collettive al suono della cornamusa e dei tamburi.