Quando io e i miei compagni del LabGraal abbiamo dato il
nome “Native” all’ultimo CD, abbiamo pensato che era il termine che meglio
sintetizzava tutte le intenzioni contenute nell’album.
Non dico che siamo stati subito tutti d’accordo: come sempre
accade nel nostro gruppo, prima di arrivare a una decisione unanime si deve
passare necessariamente da una simpatica discussione, civile e amichevole, in
cui si arriva a rinfacciarsi cose di anche vent’anni prima, tutti contro tutti, spesso dimenticando come è iniziato il
confronto e soprattutto l’oggetto dello stesso. Succede per la scelta di un
ristorante o di un film, figuriamoci per il titolo dell’ultimo album. Andrea, che evidentemente se ne intende, sostiene che per
produrre qualcosa di interessante, occorre prima di tutto una bella litigata.
Anyway, superati tutti gli ostacoli, alla fine tutti hanno concordato che “Native” era
il titolo più adatto (per stanchezza, forse?)
Non era facile sintetizzare in un titolo tutti i messaggi
contenuti nei brani del CD. Volevamo esprimere l’esperienza che ci ha guidati
nel produrlo, un’esperienza che è il frutto di anni di contatti con le culture
e le terre sacre dei Nativi di ogni continente, ma anche il frutto di un
percorso mistico all’interno di se stessi e alla scoperta di quella storia di
cui siamo stati privati. La storia di noi Nativi europei.
“Native” è il cuore antico che c’è in ognuno di noi, o
meglio, in ogni individuo che non si accontenta dell’omologazione a cui è stato
sottoposto fin dalla nascita e che cerca di essere libero. Perchè evidentemente
un po’ libero lo è già dentro di sé.
“Native” è l’uomo che sotto qualsiasi latitudine sente di
appartenere alla Terra, sente che la sua vera madre e maestra è unicamente la
Natura, e non ci può e non ci deve essere nessun guru, profeta o ideologia che
lo privi di questo rapporto diretto e magico.
“Native” è l’indigeno che in ogni continente ha resistito
alla potenza della sopraffazione, che non si è lasciato assimilare da una
qualsiasi religione, che non ha creduto alle menzogne riguardo al suo passato e
alla sua storia.
“Native” è un inno alla libertà. E’ un canto di gioia. Un
tributo alla vera musica celtica, che è musica tribale e non quella pappetta di
maniera che a volte ci viene propinata come “celtica”.
O almeno, questa era la nostra intenzione nel produrlo. Se
siamo riusciti nell’intento di trasmetterla, lo sapremo nel tempo.
“I walk and
I dance
Loved by
the Sun
Guided by
the moon
I need
nothing more”
(Here and
Now)