giovedì 30 agosto 2018

La Casa delle Lapidi


A Bousson, presso la Valle Argentera, ci si imbatte in un misterioso edificio costruito nel 1600 e recentemente restaurato. Non se ne conosce il significato né la sua funzione, e non si sa chi lo abbia costruito e il perché.
E’ la Casa delle Lapidi, una costruzione interamente decorata appunto da lapidi realizzate da ignoti artigiani, evidentemente esperti nell’arte della scultura in pietra, che hanno voluto lasciare una testimonianza di trascendenza con frasi che sollecitano a una vita ascetica e a riflessioni sul senso dell’esistenza.
Le lapidi marmoree, non funerarie, portano incise delle epigrafi scritte in francese colto recanti un messaggio spirituale che esorta a riflettere sul vero senso della vita e sul valore del trascendente in attesa della morte. Ecco un esempio:
« . . . EN VIEUX  TU MOURRAS!  A QUI SERONT  TE BIENS? IMPUDIQUE! QUE TE SERVIRONT TES PLAISIRS? IMPITOYABLE! QUI TE FERA MISERICORDE? INSENSIBLE! OU SERA TA DEMEURE ETERNELLE ? »  “Da vecchio tu morirai! A chi andranno i tuoi averi? Impudico! A cosa ti servirannoi tuoi piaceri? Impietoso! Chi ti portera misericordia? Insensibile! Dove sarà la tua dimora eterna?”
Frasi che non possono lasciare indifferenti, anche per il tono di urgenza che vi si coglie. Del tipo: “SVEGLIATI, la tua vita in questa dimensione è a termine. Che senso ha impegnarti così tanto in tutte quelle cose che non ti porterai dietro e che non ti serviranno al momento del trapasso?”
E’ un incitamento inquietante e allo stesso tempo liberatorio, che nulla ha a che fare con un messaggio religioso anche se apparentemente lo può sembrare. Pone degli interrogativi, mentre le religioni al contrario sono pronte a fornirci una serie di soluzioni per pianificare non solo il nostro percorso terreno, ma anche la nostra vita nell’aldilà.
Ecco perché questa Casa delle Lapidi non è stata ricondotta ad un messaggio della chiesa cattolica.
Nel museo inaugurato dal Comune di Cesana e dalla Regione Piemonte nel 2016 si ipotizza che questo edificio fosse un rifugio di eretici. Convento di monaci, romitorio valdese, lazzaretto, le ipotesi sono tante. E’ un dato di fatto che in quell'area vi furono violenti scontri di natura religiosa, tra cattolici e valdesi. Una delle teorie è che l’edificio sia stato costruito dal movimento giansenista, nome che deriva dal suo fondatore Giansenio (forma italianizzata del nome di Cornelius Otto Jansen, 1585-1638), teologo olandese, condannato postumo dall'Inquisizione nel 1641.
Il giansenismo, partito come movimento spirituale, ha infuenzato ben presto anche l’etica, la politica ed è stato ispirazione per pratiche di religiosità popolare, perseguite dall’Inquisizione. Il fenomeno si è manifestato in Francia e in Italia, influenzando anche la politica. La Chiesa cattolica ha condannato la dottrina giansenista bollandola come eretica e vicina al protestantesimo.
La filosofia giansenista appare molto vicina a quella dei Catari, antico movimento spirituale che si è diffuso in molte zone dell’Europa e molto presente anche nel Nord Italia.
In effetti la Casa delle Lapidi  si trova in una zona che era territorio dei Catari.
Le decorazioni incise sulle lapidi riconducono a una scuola particolare che ruota intorno a una figura misteriosa definita il Maestro di Bousson.
Chi era il Maestro di Bousson?
L’ultimo dei Catari?

lunedì 27 agosto 2018

Il rapporto con le altre specie


Viviamo in un momento di barbarie nonostante ci venga prospettata la storia dell’umanità come un percorso in evoluzione. Le nuove tecnologie, le conquiste sociali, il superamento delle guerre in cui morivano milioni di persone ci possono far credere di vivere in un’epoca civile.
Ma la realtà è tutt’altro che così.
La prova la abbiamo nel trattamento che riserviamo alle altre specie che convivono con noi sul pianeta. E’ questa la vera cartina di tornasole. Fintanto che ci saranno altre specie usate, torturate, uccise per il nostro tornaconto non potremo considerarci una società civile. E’ uno spartiacque che può essere usato anche per misurare la qualità dei rapporti tra le persone, o quantomeno, per instaurare rapporti reali, basati sul confronto con principi che dovrebbero essere imprescindibili.
Sei un cacciatore? Ok, rispetto il tuo modo di pensare ma lo combatto. Sei un sostenitore della corrida? Ok, non ti auguro di fare la stessa fine del toro nell’arena, ma cercherò di fare di tutto perché la corrida venga abolita. Rapporti chiari, insomma, senza falsi buonismi improntati sul “quieto vivere”. Fa più danni il quieto vivere di una guerra.
Purtroppo anche coloro che amano gli animali non sempre li aiutano veramente. I contrasti tra animalisti, il sentirsi “più animalista” degli altri, la continua critica verso le altre associazioni anziché guardare la propria, sono cose che non aiutano e non fanno bene alla causa. Che dovrebbe essere, sempre e comunque, l’aiuto agli animali come principio prioritario.
L’aiuto agli animali: ecco un altro bel tema di discussione. Come li si aiuta veramente? Mutilandoli indiscriminatamente, castrandoli per eliminare qualsiasi problema? Smembrando le famiglie,  dividendole anche quando si potrebbero lasciare insieme? Trasformandoli in pupazzetti tramite corsi di “educazione” per far giocare gli umani? Sottoponendoli a training assurdi per curare gli umani con la Pet Therapy? A questo proposito, perché gli umani non si aiutano tra di loro? Semplice: perché gli umani non si sopportano. Molto meglio un cane o un gatto che ti sopporta e ti accetta comunque e che fa qualsiasi cosa per farti contento. Non perché sia deficiente, ma perché è costretto a farlo.
Tra gli esseri umani ci sono molte persone sensibili che dedicano la loro vita all’aiuto agli animali. Un numero incalcolabile di volontari che con un’azione incessante ed encomiabile si affannano a tutelare gli animali, li curano, li nutrono, puliscono le loro cucce. Eppure tutto questo non basta. Nonostante la sempre maggiore sensibilità verso il problema animali, ogni giorno milioni di nostri fratelli animali non-umani sono tenuti come schiavi negli allevamenti intensivi in condizioni insopportabili. Ogni giorno vengono uccisi nei macelli, vengono vivisezionati, vengono privati di qualsiasi dignità. Fortunati quelli che vengono aiutati e tutelati, ma gli altri? È come cercare di svuotare il mare con un secchiello.
Questa situazione di totale abbrutimento, che porta anche l’essere umano a perdere la sua dignità, cambierà solo a patto di compiere un vero salto di mentalità.
Siamo di fronte all’abominio più grande della storia. A un’azione di crudeltà e sterminio che non ha eguali nella storia dell’umanità. Un’azione che non ha mai fine, che produce ogni giorno milioni di nuovi schiavi con l’obiettivo di sfruttarli e ammazzarli.
Se non ce ne rendiamo conto, vuol dire che siamo obnubilati, ipnotizzati, convinti che sia giusto così. Probabilmente è quello che pensavano anche i “benpensanti” all’epoca degli schiavi.
Un giorno l’attuale condizione degli animali verrà ricordata come la più grande vergogna della storia. Un giorno i mattatoi diverranno il simbolo della più importante battaglia di civiltà compiuta dagli umani.
Ma questo avverrà solo se si farà tutti insieme un grande passo: quello di lottare contro la mentalità che ci fa considerare “normale” l’attuale situazione degli animali non umani sul pianeta Terra.

giovedì 23 agosto 2018

Alla ricerca di Rama


Inseguendo una leggenda mi trovo spesso in posti impervi, tra percorsi difficili alla ricerca delle tracce che un antico mito ha lasciato dietro di sé. Le tracce ci sono, e sono tante.
La leggenda è quella della città di Rama, un mito che si tramanda nella storia dei Celti di “casa nostra”, ma non solo.
Secondo le Famiglie Celtiche del Nord del Piemonte, in tempi arcaici esisteva Rama, un’antica città megalitica, che si estendeva per tutta la Valle di Susa e  anche Oltralpe. Le tracce di questa leggenda sono visibilissime per chiunque voglia andare appena un po’ oltre la miopia degli archeologi “skeptics” che bollano questi ritrovamenti come cose poco interessanti ai fini di una ricerca archeologica. Miopia o qualcos’altro? Supportare a tutti i costi la storia ufficiale, quella balla che ci viene insegnata a scuola? Tipo che Colombo avrebbe scoperto l’America… Anyway, secondo il mito, ricordato tra l’altro dai Popoli nativi di tutto il pianeta, un dio proveniente da non si sa dove sarebbe sceso sulla Terra e avrebbe lasciato dei doni alle creatura di allora. Doni che li avrebbero aiutati ad evolvere e a costruire una grande civiltà. Il mito è ricordato nella leggenda greca di Fetonte e in quella del Graal. Secondo il mito, questo dio civilizzatore, prima di lasciare gli uomini, avrebbe lasciato in dono una grande ruota d’oro forata, contenente tutto il sapere, sia mistico che tecnologico.
Il contatto sarebbe avvenuto nella Valle di Susa, dove a seguito di questo dono sarebbe sorta una grande città ciclopica, Rama appunto.
Tutto questo sembra ricordare una favoletta per bambini, sennonché nel 2007 un gruppo di ricercatori indipendenti della Ecospirituality Foundation ha trovato i resti delle antiche mura, togliendo Rama dalla leggenda per inserirla nella storia.
La ricerca delle tracce megalitiche di Rama è una delle mie attività preferite. Io e i miei compagni di avventura Luca e Gianluca siamo di solito premiati nelle nostre escursioni da scoperte che non si fanno mai desiderare, ancorché di difficile reperimento.
L’ultima spedizione ci ha portato a contatto con quello che abbiamo definito il “Santuario delle Ruote Solari”. Quelle che comunemente vengono definite “macine” si trovano in grandi quantità in tutte le Valli piemontesi, e anche in questo caso c’è da notare la miopia degli archeologi “ufficiali” che trovano perfettamente plausibile che queste grosse “macine” di pietra venissero costruite sui soffitti di anguste e pressochè irraggiungibili grotte. Come nel caso della Roca Furà, un posto incredibilmente bello anche se molto difficile da raggiungere.
Le numerosissime ruote solari che si ritrovano in  tutte le valli del Piemonte sembrano ricordare il mito di Fetonte. Nella grotta della Roca Furà ce ne sono decine, all’entrata, sul soffitto, sulle pareti, in un’atmosfera che ricorda un paesaggio lunare.
E’ così difficile accettare o anche solo ipotizzare che questi ritrovamenti facessero parte di un antico culto?