domenica 9 dicembre 2012

Ola Cassadore 1923 – 2012

Il 25 novembre scorso è mancata Ola Cassadore, una grande guerriera Apache, una leader spirituale che ha dedicato la sua vita a difendere la montagna sacra degli Apache.
Eravamo unite da un legame profondissimo, fraterno e spirituale, che superava qualsiasi barriera di spazio e cultura. Ero consapevole che questo momento sarebbe arrivato, ero preparata, ma lo temevo perchè sapevo quanto mi sarebbe mancata.
Ola Cassadore era una donna saggia, una grande leader spirituale e allo stesso tempo una donna di una semplicità disarmante. Colpiva per la sua espressione sempre seria, che quando meno te lo aspettavi si trasformava mentre esplodeva in una risata cristallina da ragazzina. A Ola piaceva giocare, divertirsi, scherzare. Era di poche parole, eppure è riuscita a toccare i cuori di moltissime persone in tutto il mondo. Aveva una missione: difendere la montagna sacra degli Apache, Mount Graham, che in lingua Apache si chiama Dzill Nchaa Si’An, la Grande Montagna Seduta.
Ola prese un solenne impegno con gli Anziani Apache, quando essi le parlarono dell’imminente dissacrazione della loro montagna sacra a causa del progetto che avrebbe presto distrutto il loro luogo più sacro. Mi ha confidato: “E’ stato molto doloroso per gli Anziani, e le lacrime hanno cominciato a scorrere dai loro occhi mentre mi raccontavano del fatto che Mount Graham è una montagna sacra e che loro non volevano che la montagna fosse distrutta. E’ stato in quel momento che ho deciso di oppormi al progetto.”
Ho avuto il privilegio di conoscere Ola e di dividere con lei molti momenti significativi, sia di lotta sia di quotidianità. Un contatto iniziato a causa di una missione comune, la difesa di un luogo sacro di un Popolo nativo, e diventato presto un rapporto intimo e particolare, in cui due culture si incontravano e si riconoscevano in una spiritualità condivisa.
I momenti che ricordo con maggior forza, e di cui sento maggiormente la mancanza, sono quelli di natura quotidiana, in cui si dividevano le reciproche abitudini e consuetudini culturali, ci si scambiavano idee e progetti, giochi e scherzi. Le piaceva Michelle, la mia gattina, ed era ricambiata con continui agguati da parte di quest’ultima, in un gioco che non finiva mai.
Nei pochi momenti lasciati liberi dagli impegni dovuti alla causa di Mount Graham, Ola e suo marito Mike Davis si lasciavano andare con me e Giancarlo a confidenze sulla loro vita quotidiana nella riserva San Carlos, sugli usi e costumi della tradizione Apache, e ovviamente non mancavano le note tristi e anche di rabbia per l’ennesima umiliazione che gli Apache stavano subendo.
Ho incontrato Ola per la prima volta insieme a Giancarlo nel 1993, in Arizona, nella sua roulotte nella riserva Apache San Carlos. Subito ci ha colpito quel misto di fierezza, dolcezza e velata sofferenza che accomuna chi si è visto poco a poco portare via tutto: terre, tradizioni, riti, usanze.
Ola è cresciuta in una famiglia Apache fortemente tradizionale, sua nonna era medicine-woman e praticava la terapeutica tradizionale per le persone della Comunità. Suo fratello, Philip Cassadore, seguendo le orme del padre e dello zio è diventato anch’egli medicine-man, ricevendo la sua nomina su Mount Graham nel modo tradizionale Apache.
Quando Ola, insieme a Mike, ci ha condotti su Mount Graham per mostrarci lo scempio che si stava compiendo nel loro massimo luogo sacro, ho pianto insieme a lei.
L’umiliazione a cui abbiamo assistito nel vedere la strada sbarrata e il ranger che allontanava i discendenti di un fiero popolo dalla loro montagna, ci ha fatto decidere di schierarci al loro fianco a combattere. Ci sentivamo in qualche modo responsabili: l’Italia partecipa al progetto attraverso l’osservatorio di Arcetri; un altro dei maggiori sponsor è il Vaticano. Come possiamo, noi italiani, far finta di niente?
Da allora abbiamo incontrato Ola e Mike molte altre volte, sia in Arizona che in Italia. La solidarietà è diventata amicizia, affetto, fiducia. I momenti che passavamo insieme a lavorare per la nostra comune impresa erano pieni di allegria e di aneddoti. Abbiamo condiviso momenti molto intimi sul piano spirituale, come ad esempio la preghera Apache da lei condotta su Mount Graham a cui abbiamo partecipato, purtroppo non nella parte più sacra del monte perchè sbarrata.
Ola cantava in lingua apache le canzoni tradizionali del suo popolo. La sua voce sottolineava  l’evocatività dei canti tradizionali, come se arrivasse da un altro tempo.
Ricordo le serate passate con Ola e Mike e il LabGraal, serate di allegria e serenità in cui Ola ci cantava le canzoni Apache. Abbiamo cantato insieme e registrato alcuni brani che lei cantava in lingua Apache. Una canzone, “Geronimo Song”, è stata inserita nella colonna sonora del film ”Shan, il cuore antico dei Popoli naturali” che noi del LabGraal abbiamo girato per far conoscere la realtà dei Popoli nativi, tra cui il problema della profanazione della montagna sacra degli Apache. Nel film c’è anche un appello accorato di Ola.
Un’altra canzone, raccolta in quelle serate con Ola, la conserverò per sempre come un suo regalo postumo, un canto apache che in questi giorni non smette di accompagnarmi, come se fosse proprio lei a cantarmelo. Si tratta di una canzone che lei mi cantava nei momenti più imprevisti, ricordo che lo ha fatto una volta in una trattoria romana, facendomi ridere e insieme intenerire. Diceva che era dedicata a me. Solo molto tempo dopo ho scoperto che la canzone ripeteva una parola che significava “grazie”.
Abbiamo passato anni di lontananza in cui però ci sentivamo ogni notte (per via delle 9 ore di differenza) per portare avanti la lotta per Mount Graham: anni di fax, di mail, di documenti, di appelli, testimonianze, strategie. Era come essere insieme anche fisicamente. Le telefonavo di notte e lei mi rispondeva con il suo vocione: RÒSEBOL! Sì, mi chiamava così perchè non era mai riuscita a pronunciare il mio nome in altro modo. “Ròsebol, go to sleep!” E poi scoppiava in una delle sue risate cristalline.
Con Ola se n’è andata una parte di me. In questi giorni è come scoperchiare un vaso pieno di ricordi, molti dei quali rimasti in attesa di uscire al momento opportuno. Uno scrigno che contiene una infinità di sorprese ancora da scoprire.
Sono molti i preziosi regali che Ola mi ha lasciato, e che conservo con infinito amore. Ma il regalo più grande è quello che viaggia verso il futuro: la sua missione è diventata la mia e di tutti coloro che non vogliono che una vita dedicata a difendere un luogo sacro sia stata spesa invano.
So per certo che la battaglia per Mount Graham non verrà dimenticata, perchè è il simbolo della lotta per difendere le antiche tradizioni e far sì che possano continuare ad essere trasmesse alle generazioni future.  Tradizioni che conservano gli insegnamenti degli Antenati, basati su principi di fratellanza, di libertà e di conoscenza. Conservano la nostra storia antica e ci proteggono contro un futuro incerto che ci priva della nostra identità.
La lotta di Ola Cassadore sarà la lotta di tutti coloro che intendono mantenere le loro radici native, il loro cuore antico.
E Ola, ne sono certa, sarà con noi.