giovedì 23 settembre 2010

IL DOLMEN DELL’ “AUTRE-MONDE”

Eravamo alla ricerca di un dolmen nel cuore della Bretagna. Sapevo della sua esistenza, tutte le indicazioni mi portavamo in punto preciso, eppure era introvabile.
Non so perché mi accanivo, ma è normale che mi accada, quando sono sulle tracce di un complesso megalitico. Finchè non lo scovo, non ho pace. E questo dolmen, in particolare, non so perché ma attirava il mio interesse più di altri. Ne avevamo visti a decine qui in Bretagna, anche molto impressionanti, mentre questo dolmen risultava essere non particolarmente spettacolare. Eppure, non so perché ma “dovevo” trovarlo.
Chiedendo agli abitanti della zona ricevevamo indicazioni poco chiare e controverse. Tutti conoscevano il dolmen ma non sembravano collaborativi, come invece sono di solito i bretoni. “Il dolmen? Sì, è proprio laggiù, a poche centinaia di metri, andate sempre dritti”. “Il dolmen? Svoltate a destra e proseguite in quella direzione. E’ proprio lì”. “Non potete sbagliare: andate di là, è lì dietro”. Tutte queste indicazioni discordanti mi incuriosivano ancora di più.
Il sole era quasi al tramonto. Continuavo ad aggirarmi nel punto in cui tutte le mappe convergevano, anche se quando si tratta di megaliti le cartine spesso sembrano voler portare deliberatamente fuori strada. Del dolmen, nulla di nulla.
Sto per salire in auto, quando mi viene un’improvvisa intuizione e decido di fare un ultimo tentativo.
Giancarlo mi attende in auto, io lascio tutto quanto sulla macchina: cellulare, borsa e porto con me solo la telecamera, tanto farò solo poche centinaia di metri, starò via al massimo dieci minuti, giusto un salto per non lasciare nulla di intentato, poi mi rassegnerò e tornerò indietro.
Mi inoltro nel bosco. Il sentiero è diritto, non si può sbagliare. Il posto è incantato, alberi altissimi e fitti tutto intorno. Un silenzio assoluto. Ma del dolmen nessuna traccia. Niente di niente.
Mi inoltro ancora un poco. Faccio qualche passo nella direzione della mia intuizione. Davanti a me si apre una radura… e improvvisamente appare. Il dolmen è lì, compare davanti ai miei occhi come dal nulla!
Sono emozionata, è sempre entusiasmante trovare un monumento megalitico cercato lungamente. Ma questo ha qualcosa di particolare. E’ bello e imponente, ma non è questo che mi colpisce. Sembra abitato. Sembra vivo. La radura è bellissima, immobile nel tempo. Rimango lì, affascinata e come rapita. Quasi mi dimentico di fare le riprese e le foto. Il sole sta tramontando e manda raggi proprio sul dolmen, creando ancora di più un effetto da sogno. Scatto qualche foto, faccio alcune riprese, poi rimango ancora un poco ad assaporare la magia di quel luogo. Non andrei più via.
Non so per quanto tempo sono rimasta lì. Poi mi scuoto, so che Giancarlo mi sta aspettando poco distante e mi costringo a tornare.
Mi incammino nel bosco verso la direzione di partenza. Mi inoltro nella fitta foresta, convinta di fare poche centinaia di metri verso l’auto. Ma succede qualcosa… non so cosa mi capiti, ma non riconosco più il posto. Non è più quello di prima!
So di non avere esattamente il senso dell’orientamento di un piccione viaggiatore, ma sono certa di essere nella giusta direzione, eppure ora è tutto diverso. Non trovo più la strada del ritorno.
Decido di ritornare al dolmen e da lì trovare il sentiero che ho percorso all’andata.
Ma, incredibilmente, il dolmen non c’è più: è sparito!
Capisco che qualcosa non va. Intanto si sta facendo buio Sono priva di cellulare, orologio, bussola. Non è da me separarmi da questi elementi di sopravvivenza, eppure è successo. Sono persa nella profondità dell’Argoat, senza cellulare, senza possibilità di comunicare, non so nemmeno quanto tempo sia passato da quando ho iniziato questa assurda spedizione!
La cosa, invece di preoccuparmi, mi diverte… persa nel cuore della Bretagna! Se non fossi in pena per Giancarlo, che sicuramente si sta chiedendo che cavolo mi sia successo, rimarrei lì ad aspettare che qualche abitante del Piccolo Popolo venisse in mio soccorso.
E’ ormai buio e cammino spedita verso quella che “sento” sia la direzione giusta, pur senza punti di riferimento.
Non so quanto ho camminato, ma alla fine approdo ad una strada di transito. In realtà non c’è nessuno che transita, nessuna indicazione, non c’è anima viva. La strada non è quella che abbiamo percorso all’andata. Cammino velocemente e finalmente vedo una casa, una piccola e rassicurante casetta bretone. Suono per chiedere informazioni. Mi apre un signore con l’aria molto cordiale, tipica dei bretoni. Gli spiego in francese quello che mi è successo e subito mi invita ad entrare. Stava apprestandosi a cenare, con la moglie. Le casette bretoni non sono solo belle e accoglienti viste da fuori: dentro lo sono anche di più. Dice alla moglie: “questa signora ha perso son homme”.  E lei, rivolgendosi a me: “beh non mi sembra una cosa così negativa…” Tipico umorismo bretone. La signora continua: “perché non si ferma a cena con noi?” E’ una situazione paradossale. Chiedo di fare una telefonata e chiamo Giancarlo. Naturalmente non risponde, sarebbe troppo semplice. Probabilmente è già stato alla gendarmeria e immagino squadre di gendarmi mentre perlustrano i boschi alla mia ricerca. Il padrone di casa si versa un aperitivo e mi invita a fargli compagnia. Gli rispondo che mi piacerebbe molto, ma prima ho qualche piccolo problema da risolvere: sono nel cuore della Bretagna, di notte, senza documenti, senza soldi e non so dove ho lasciato auto e fidanzato. Sarà per un’altra volta. Mi congedo da questi simpatici signori, convinta che non mi potranno aiutare, pronta ad andare a girovagare sperando che un miracolo mi permetta di ritrovare l’auto con dentro Giancarlo, così come l'avevo lasciata. Ma il signore simpatico non vuole sentir ragione. Quando i coniugi bretoni si convincono che non voglio né cenare con loro né condividere i loro alcolici, il signore simpatico decide di venire con me per aiutarmi a ritrovare “mon homme”. La signora sembra dispiaciuta che me ne vada, io mi scuso molto per tutto ‘sto trambusto e finalmente usciamo.
Il signore bretone mi fa salire su un camioncino bianco un po’ sgangherato e ci avviamo per la strada buia (ormai è notte). Io cerco di individuare un’auto scura… dopo un po’ di giri, eccola! L’auto è proprio lì, e dentro c’è Giancarlo! Il quale mi dirà poi che ha girato come un matto per cercarmi, sia in auto che a piedi, mi ha chiamato a gran voce e stava ormai per andare alla gendarmeria dandomi per dispersa.
Quando mi vede scendere da quel camioncino, la sua espressione è quella di uno che è indeciso se picchiarmi o abbracciarmi. Il simpatico signore bretone dice “non sembra molto contento di vederla, vede che avrebbe fatto bene a fermarsi a cena?”
La vicenda si è conclusa con grandi strette di mano e con evidente sollievo da parte di tutti.
Sarebbe fin troppo facile pensare che tutto questo è successo per la mia mancanza di senso dell’orientamento. E’ facile dire “ti sei semplicemente persa nel cuore di una foresta della Bretagna”.
Quando abbiamo raccontato questa vicenda ad alcuni amici bretoni, immaginate la mia sorpresa nell’apprendere che quel dolmen è al centro di racconti di sparizioni, di strane apparizioni, di gente che si è persa nel bosco. Si racconta che un tempo questo dolmen fosse usato da un mago che praticava incantesimi al suo interno. La sua specialità era quella di far sparire luoghi e persone, per poi farli ricomparire. Si dice che nei tempi bui delle persecuzioni ai danni dei druidi, ci fosse chi si riparava all’interno del dolmen e diventasse invisibile. Si racconta anche che quel dolmen sia una porta dimensionale. Un passaggio verso l’”Autre-monde”.
Voglio rispettare la cautela dei Nativi del posto che evidentemente non a caso mi davano indicazioni sbagliate per non farmelo trovare. E voglio rispettare anche l’incantesimo che ancora oggi sembra funzionare.
Non darò indicazioni su quel sito. Ma le foto e le riprese le ho conservate, almeno finchè l’incantesimo non si estenderà alla magia moderna e non ne farà sparire anche le tracce digitali.

2 commenti:

  1. Grazie per aver condiviso con noi questa incredibile avventura che sembra uscita da un libro magico in cui, credo, ci siamo identificati come leggendone le pagine...

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  2. ...descrivere questi fatti con la facilità di espressione come la tua farebbe piacere anche a me per poter esternare le " sparizioni" e relative " apparizioni" di oggetti, quasi sempre preziosi che condiscono il mio vissuto...ma già mi confortano i tuoi bei racconti.Grazie.

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