mercoledì 17 aprile 2013

UNA SETTIMANA PARTICOLARE


Nella settimana delle straordinarie dimissioni del Papa che hanno provocato l’incredibile evento storico di avere due Papi, dell’asteroide che ha sfiorato di pochissimo la Terra, del devastante meteorite caduto in Russia, anch’io nel mio piccolo mondo personale sono stata testimone e protagonista di un evento particolare. Almeno lo è stato per me.
E’ stata la settimana di Jules.
Lunedì 11 febbraio è arrivato nel mio giardino. E’ rimasto con me per tutta una intera settimana, e poi è volato via. Si trattava di un airone bianco, bellissimo, del tipo “guardabuoi”. Questo tipo di airone è chiamato così per via della sua attitudine ad avviare una collaborazione reciproca con i bovini: segue le mandrie dei grossi mammiferi al pascolo e si posa sul loro dorso dove ricerca i parassiti della pelle; i bovini così non solo beneficiano della liberazione dai parassiti, ma sfruttano anche l’allarme che gli uccelli danno in caso di pericolo (da qui il nome di “airone guardabuoi”).
Ebbene, il mio personale airone guardabuoi è comparso un lunedì mattina, perfettamente a suo agio davanti alla porta di casa mia, e si è insediato lì per tutta la settimana. 
Arrivava puntuale alle 7 e mezzo di mattina e si piazzava in giardino davanti alla mia porta di casa, con il becco incollato al vetro finchè non mi alzavo. A volte doveva aspettare parecchio, per via dei miei orari strani. Se avevo tempo, rimanevo con lui il più possibile, perchè per me era una gioia stargli insieme: passeggiavamo per il giardino, gli davo del pane, lui svolazzava alto e tornava, come a farmi vedere la sua danza. Si lasciava persino prendere in braccio!
Quando invece per qualche motivo dovevo andare via, mi accorgevo di avere fretta di tornare sperando che lui fosse ancora lì. E infatti lui aspettava che rincasassi, poi se ne andava non si sa bene dove.
Dopo qualche giorno era ormai un’abitudine vederlo arrivare puntuale al mattino e salutarlo alla sera, quando con il buio “smontava” per tornare nel posto misterioso da cui era venuto. Sembrava dovesse compiere una missione.
Mi è venuto spontaneo chiamarlo Jules, il nome di un poeta a me caro, Jules Laforgue. Non so se il nome mi sia stato suggerito da lui stesso, ma di certo anche lui era un poeta e un filosofo: stava ore ed ore a riflettere, a osservare un albero o un fiore, immobile.
Poi, così come è arrivato, è scomparso. Il sabato di quella settimana ha aspettato che tornassi a casa, ormai era buio, mi ha guardato fisso e poi è volato via.
Non capirò mai cosa volesse da me, né che cosa lo abbia spinto a passare una settimana intensiva nel giardino di casa mia, comunicando con me con gli sguardi e con le sue danze nel cielo. Non ho ancora capito che cosa mi abbia trasmesso, ma di certo mi ha lasciato un segno profondo, una profonda magia che mi accompagna ancora adesso. E anche un grande senso di vuoto ogni volta che, al mattino, ancora lo cerco sperando che torni a trovarmi.