Quando all’inizio dell’anno che sta per finire abbiamo
costituito il Comitato “NO agli ZOO” è stato un po’ come iniziare una lotta
contro i mulini a vento. La battaglia ormai era data per persa, tutti erano
convinti che la riapertura dello zoo a Torino in Parco Michelotti fosse
inevitabile.
Le associazioni che da anni stavano conducendo una protesta
cercando ogni possibile punto debole per ostacolare il progetto che avrebbe
visto nuovamente gli animali in prigione senza colpa, e proprio nel Parco
Michelotti, lo stesso luogo dove trent’anni fa era stato chiuso lo zoo,
sembravano ormai rassegnate a un’evidenza che dava per scontata la dura realtà:
lo zoo non si poteva fermare.
Ma non potevamo arrenderci all’idea che la nostra città
vedesse nuovamente lo spettacolo tristissimo di animali detenuti, estrapolati
dal loro habitat e costretti a una vita che non è la loro. La chiusura dello zoo di Torino aveva rappresentato
una grande conquista per i diritti degli animali, ed ora, tre decadi dopo, in un’altra epoca, si parlava di
riaprire lo zoo? No, non era accettabile.
Abbiamo quindi deciso di tentare un’ultima carta: la
fondazione del Comitato “NO agli ZOO” costituito dalle più rappresentative
associazioni animaliste e ambientaliste nazionali. Il Comitato nel gennaio 2017
ha intrapreso la Campagna “No Zoo 2017”, un progetto che, alla luce di quanto è
accaduto in questi giorni, è stato profetico in quanto ha compiuto la sua
missione e chiuso l’anno con un grandissimo e inaspettato successo.

Non era contemplata l’idea di poter perdere
la battaglia e si era pronti a continuarla anche negli anni a venire.
Ripercorrendo i passi salienti di questo anno
di lotta, mi rendo conto che abbiamo passato 12 mesi tra colpi di scena,
frustrazioni, esaltazioni, notizie che si accavallavano, in molti casi
contraddittorie, incertezza totale fino all’ultimo.
Già nei nostri primi incontri di Comitato
abbiamo pianificato un corteo nazionale per maggio che, visto a posteriori,
avrebbe cambiato le sorti della battaglia rimettendo la posta in gioco.
Ma nel frattempo
abbiamo cercato un contatto con le istituzioni locali: più volte è stato
chiesto un incontro con la Sindaca di Torino Chiara Appendino, ma inutilmente.
Abbiamo scritto a Beppe Grillo quale
garante del Movimento 5 Stelle, con l’oggetto: “Torino non merita uno zoo,
ovvero: il tradimento delle promesse elettorali”. Infatti, se è pur vero che l’amministrazione cittadina a guida M5S aveva
ereditato questa scelta dall’amministrazione precedente, sembrava essersi
perfettamente allineata al progetto, ostacolando ogni azione posta in essere
dalle associazioni per fermare l’iter procedurale.
La privatizzazione del Parco Michelotti per la realizzazione
di uno zoo con animali esotici detenuti andava pertanto in direzione
esattamente contraria a tutte le promesse elettorali.
Il progetto prevedeva di concedere per 30 anni ad un privato
un parco pubblico di grande valore a ridosso del centro storico, con ingresso a
pagamento, in un’area dove sarebbero stati attrezzati una voliera e una
“fattoria didattica” con animali domestici provenienti dai diversi continenti,
più una biosfera dedicata all'ambiente tropicale ed ecosistema del Rio delle
Amazzoni con animali esotici. Il tutto a
ridosso della centrale Piazza Vittorio Veneto, considerata la zona della
“movida”, con il conseguente traffico urbano. Il sito prescelto infatti era
ancora il Parco Michelotti, un’area di
grande pregio naturalistico situata sulle sponde del Po nel pieno centro della
città, che da trent’anni attende di essere riaperta ai cittadini, e che
rischiava invece di essere privatizzata.

Eppure non c’era giorno che non ricevessimo manifestazioni di
solidarietà. La petizione online in pochi mesi arrivava a oltre 28.000 firme. E
informando i cittadini si aveva la sensazione che lo zoo non lo volesse
nessuno, tuttavia del progetto se ne parlava solo tra “addetti ai lavori”: la
maggior parte della gente non ne sapeva nulla. Il progetto pareva andare avanti
in una sorta di silenzio-stampa.
Frustrati per la mancanza di un minimo cenno di riscontro da
parte della Sindaca o di chi per essa, abbiamo avuto un incontro fortuito al
Salone del Libro di Torino: la Sindaca Appendino nel suo giro tra gli stand ha
incontrato alcuni volontari di SOS Gaia che presenziavano con uno stand NO ZOO,
e alle loro richieste di chiarimento sulla sua posizione ha affermato che lo
zoo si sarebbe fatto perché non era più possibile fermare il progetto, sia per il principio della continuità amministrativa sia per via dei danni
che la Città non si sarebbe potuta permettere in caso di recessione. Questo punto è
stato smentito dalla dichiarazione di 15 tra i più noti Giuristi e professori universitari di Diritto
italiani, primo firmatario Ugo Mattei, in cui si sosteneva l’infondatezza della
paventata penale milionaria in caso di recessione dal progetto.
Tra i primi atti del Comitato, abbiamo attivato la petizione cartacea “No alla riapertura dello zoo in Parco
Michelotti” che al raggiungimento delle 300 firme conferiva la prerogativa di
accedere al “Diritto di Tribuna”, ossia una audizione presso il Consiglio
Comunale, alla presenza della stampa, per illustrare le nostre ragioni. Le
firme raccolte in pochissimo tempo sono state 470. Abbiamo quindi reso note le
nostre ragioni al Consiglio comunale e ai media, a pochi giorni dalla
manifestazione nazionale del 27 maggio.

Arriviamo quindi al fatidico sabato
27 maggio, data storica che avrebbe cambiato radicalmente le sorti della
battaglia.
Se fino ad aprile la sensazione era che comunque lo zoo si sarebbe fatto, da maggio in poi la bilancia ha incominciato a pendere dalla nostra parte e il vento è cambiato. I manifesti per tutta Torino, i poster 6 metri per tre, le pubblicità sugli autobus… tutto faceva capire che stava succedendo qualcosa che non era mai successo prima, nella storia della protesta. Si capiva che facevamo sul serio e che non ci saremmo fermati.
Siamo arrivati a sabato 27 maggio
con una certa apprensione: sarebbe stato un flop? Ci sarebbero state
contestazioni, disordini? Quando alle 14 ci siamo radunati nel luogo
dell’appuntamento, in Piazza XVIII Dicembre, subito abbiamo avuto l’impressione
che ci fosse poca gente. E i soliti gufi hanno cominciato a parlare di flop.
Poi pian piano la gente è arrivata, tanta, da tutta Italia. Ci siamo messi in marcia
e il numero dei manifestanti è via via cresciuto man mano che si svolgeva il
corteo. Una folla colorata, composta,
pacifica e festante ha percorso il tragitto dalla Stazione di Porta Susa fino a
Parco Michelotti. Persone di tutte le età, bambini, tanti cani. Una giornata di
festa, una manifestazione che ha visto la partecipazione spontanea dei
cittadini come non se ne vedevano da tempo. Persone che si univano a noi e
creavano slogan e cartelli improvvisati all’insegna di “NO ZOO A TORINO!”Se fino ad aprile la sensazione era che comunque lo zoo si sarebbe fatto, da maggio in poi la bilancia ha incominciato a pendere dalla nostra parte e il vento è cambiato. I manifesti per tutta Torino, i poster 6 metri per tre, le pubblicità sugli autobus… tutto faceva capire che stava succedendo qualcosa che non era mai successo prima, nella storia della protesta. Si capiva che facevamo sul serio e che non ci saremmo fermati.
Il nostro Comitato
aveva allestito due furgoni per la diffusione della musica, degli slogan e dei
comizi improvvisati. Le forze dell’ordine, con la collaborazione dei nostri
servizi d’ordine, hanno tutelato il corteo che si è svolto senza intoppi di
alcun genere.
I manifestanti erano
più di 3.000, nonostante sui giornali si sia parlato di cifre che oscillavano
tra le centinaia e il migliaio. Ma noi c’eravamo, e sapevamo contare.
Il corteo è
terminato davanti a Parco Michelotti, oggi più che mai luogo-simbolo della liberazione
animale, con i comizi dei presidenti e delegati delle associazioni promotrici
che si chiudevano con lo slogan “Noi non ci fermeremo!”
Abbiamo concluso
quella giornata storica con danze improvvisate al suono dei tamburi a cui molti
manifestanti si sono uniti spontaneamente, finalmente lasciandoci andare a
gioia e sollievo.
Tuttavia eravamo ben
coscienti delle forze in opposizione che avremmo avuto contro. Nonostante
l’indubbio successo della manifestazione, sapevamo di lottare contro dei
colossi. Un gruppo di associazioni di volontariato animato solo da principi
idealistici cosa può fare nel confronto con enormi interessi economici e
strategie politiche e mediatiche?
Sapevamo anche che
il pericolo più grande sarebbe stata l’indifferenza. Un corteo, per quanto
riuscitissimo, viene presto dimenticato se c’è l’interesse a farlo dimenticare.
Ma noi non ci siamo fermati e abbiamo fatto in modo che la nostra mobilitazione non venisse dimenticata, nonostante il disinteresse dei
media. Abbiamo continuato con presidi, tavoli e gazebo informativi nel cuore
della città. Abbiamo fatto comunicati stampa. Abbiamo attivato la nuova
petizione popolare “NO ALLA RIAPERTURA DELLO ZOO DI TORINO” che in pochissimo tempo ha raccolto più di 7.000 firme cartacee di
cittadini torinesi.
Siamo arrivati ai primi di dicembre con un po’ più di speranza rispetto all’inizio dell’anno, del resto i lavori non erano ancora iniziati e un progetto vero e proprio non c’era ancora. Ma ci aspettavamo una lunga battaglia, che magari poteva protrarsi per anni, fatta sia di carta bollata sia di manifestazioni. Il ricorso al TAR presentato da un gruppo di associazioni, alcune delle quali poi confluite nel Comitato “NO agli ZOO”, in cui si chiedeva l’annullamento, previa sospensione cautelare, della Determinazione Dirigenziale del Comune di Torino per i molti i profili di illegittimità riscontrati nella procedura, non era stato accettato pur non essendoci un giudizio nel merito, e si aspettava l’esito dell’appello al Consiglio di Stato. Insomma pensavamo fosse una battaglia estenuante che sarebbe andata per le lunghe. Ed eravamo più che pronti a combatterla.
Siamo arrivati ai primi di dicembre con un po’ più di speranza rispetto all’inizio dell’anno, del resto i lavori non erano ancora iniziati e un progetto vero e proprio non c’era ancora. Ma ci aspettavamo una lunga battaglia, che magari poteva protrarsi per anni, fatta sia di carta bollata sia di manifestazioni. Il ricorso al TAR presentato da un gruppo di associazioni, alcune delle quali poi confluite nel Comitato “NO agli ZOO”, in cui si chiedeva l’annullamento, previa sospensione cautelare, della Determinazione Dirigenziale del Comune di Torino per i molti i profili di illegittimità riscontrati nella procedura, non era stato accettato pur non essendoci un giudizio nel merito, e si aspettava l’esito dell’appello al Consiglio di Stato. Insomma pensavamo fosse una battaglia estenuante che sarebbe andata per le lunghe. Ed eravamo più che pronti a combatterla.
E invece… pochi
giorni prima di Natale, a sorpresa, la società “Zoom” - soggetto privato
che già gestisce uno zoo in provincia di Torino, si ritira dichiarando: “Sono
venuti meno i presupposti per questo percorso”. Una posizione impensabile solo
fino a pochi mesi fa.
Tra le motivazioni che hanno determinato questo passo
indietro, viene citata la strenua opposizione delle associazioni animaliste. Il
corteo di maggio e le 7.000 firme hanno sicuramente fatto pesare il piatto
della bilancia a nostro favore. E’ da
sottolineare l’impegno del nuovo assessore all’Ambiente Alberto Unia nell’aver
condotto in porto una delicata trattativa.
La restituzione del Parco Michelotti ai cittadini era una componente
importante della nostra lotta: infatti il Comitato “NO agli ZOO” vede schierate
dalla stessa parte della barricata sia le associazioni animaliste che quelle
ambientaliste, il che non è sempre così scontato.

La
Campagna “No Zoo 2017” chiude l’anno con la vittoria di tutte le associazioni e
le singole persone che si sono battute per gli animali liberi e per la
restituzione del Parco Michelotti ai cittadini. Un grande risultato per tutti coloro che hanno sostenuto la battaglia
contro la riapertura dello zoo di Torino.
Ma soprattutto è una vittoria per i diritti
degli animali. Torino non vedrà riaprirsi un luogo di detenzione per esseri
senzienti senza colpa, e Parco Michelotti a buon diritto si riconfermerà quale
simbolo della liberazione animale.
Ora è il momento di festeggiare. Il
successo di questa battaglia può dare forza al mondo animalista e ambientalista
e diventare un simbolo di speranza per tutti coloro che lottano per dare
dignità ai nostri fratelli animali non umani.
Un mondo migliore è possibile!
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