Gli ultimi giorni sono scorsi frenetici, rincorrendo luoghi da imprimere nella memoria e rincorsi da amici che avevano le ultime idee da comunicare.
Il tempo si è preparato a dovere: cielo tempestoso, vento che accomp

C’è chi dice che la Bretagna è un luogo triste, che la musica bretone è drammatica, che i bretoni sono persone cupe. Secondo me chi dice questo non ha capito niente della Bretagna.
La Bretagna è una terra tormentata perché è stata invasa dai missionari di una grande religione con l’intento di distruggere la sua anima e la sua identità. Ma nonostante questa repressione, che con altri modi meno evidenti continua tuttora, questa è una terra viva e i suoi abitanti sono persone vere, ironiche fino allo humour nero, rudi e schiette. Gente riservata, che non si piange addosso e che non fa nulla per compiacerti. Gente non di maniera.
C’è una canzone bretone di anonimo, ripresa dai Try Yann, che dice:
“Suis-je même breton???... Vraiment, je le crois… Mais de pur race. Séparatiste? Autonomiste? Régionaliste ? Oui et non... Différent...
La Bretagne n'a pas de papiers, Elle n'existe que si à chaque génératio

“Sono Bretone? Lo credo veramente! Di razza pura. Separatista? Autonomista? Regionalista? Sì e no: Diverso.
La Bretagna non esiste sulla carta. Esiste solo se in ogni generazione degli uomini si riconoscono Bretoni… In questo momento in Bretagna stanno nascendo dei bambini… saranno Bretoni? Nessuno lo sa. Per ognuno, quando sarà il momento, sarà la scoperta… o l’ignoranza”.
Credo che in questi versi ci sia tutto il dramma di un popolo che mantiene faticosamente la sua identità, molti forse non sapendo nemmeno fino in fondo che cosa significhi.
E’ il dramma di tutti i pop


Ma la battaglia non è ancora vinta, e i nostri amici, un movimento composto da anziani, giovani, tranquille e pacifiche famigliole che vorrebbero solo farsi la l

La musica bretone esprime molto bene l’anima guerresca di questo popolo. E’ una musica che anche quando è frenetica esprime una struggente interiorità insieme ad una velata minaccia. Una sorta di dichiarazione di guerra che io traduco così: “Non intralciate la nostra libertà. Siamo idealisti e ce ne vantiamo. Abbiamo un sogno e lo realizzeremo, e guai a chi cercherà di ostacolarci”.
E’ il manifesto che si intuisce nella musica tribale di ogni continente, quella dei Nativi veri, non contaminati dalle verità rivelate. Che hanno l’unico torto di chiedere che la loro identità e le loro tradizioni vengano rispettatate.

Continuo fino all’ultimo il mio reportage su questo viaggio denso di significati. Cerco di esprimere, con le parole e con le immagini, quello che mi è stato trasmesso.
Il vento segue i miei passi mentre cammino ancora una volta sulla spiaggia deserta e assisto all’eterno e sorprendente fenomeno della ciclicità delle stagioni. Mi chiedo se riuscirò, nel tempo che mi rimane da vivere, a vedere i prodromi di un mondo migliore, dove ognuno possa esprimere la sua libertà in armonia con tutti gli altri. Dove le specie più deboli non vengano sottomesse e brutalizzate. Dove i luoghi sacri siano rispettati.
E mi rispondo che sì, i prodromi ci sono già fin da ora. Fintanto che ci sarà anche un solo essere, uomo, donna, animale, che si stupirà di fronte al miracolo dell’esistenza, la speranza non morirà.