Inseguendo una leggenda mi trovo spesso in posti impervi,
tra percorsi difficili alla ricerca delle tracce che un antico mito ha lasciato
dietro di sé. Le tracce ci sono, e sono tante.
La leggenda è quella della città di Rama, un mito che si
tramanda nella storia dei Celti di “casa nostra”, ma non solo.
Secondo le Famiglie Celtiche del Nord del Piemonte, in tempi
arcaici esisteva Rama, un’antica città megalitica, che si estendeva per tutta
la Valle di Susa e anche Oltralpe. Le
tracce di questa leggenda sono visibilissime per chiunque voglia andare appena
un po’ oltre la miopia degli archeologi “skeptics” che bollano questi
ritrovamenti come cose poco interessanti ai fini di una ricerca archeologica.
Miopia o qualcos’altro? Supportare a tutti i costi la storia ufficiale, quella
balla che ci viene insegnata a scuola? Tipo che Colombo avrebbe scoperto
l’America… Anyway, secondo il mito, ricordato tra l’altro dai Popoli
nativi di tutto il pianeta, un dio proveniente da non si sa dove sarebbe sceso
sulla Terra e avrebbe lasciato dei doni alle creatura di allora. Doni che li
avrebbero aiutati ad evolvere e a costruire una grande civiltà. Il mito è
ricordato nella leggenda greca di Fetonte e in quella del Graal. Secondo il
mito, questo dio civilizzatore, prima di lasciare gli uomini, avrebbe lasciato
in dono una grande ruota d’oro forata, contenente tutto il sapere, sia mistico
che tecnologico.
Il contatto sarebbe avvenuto nella Valle di Susa, dove a
seguito di questo dono sarebbe sorta una grande città ciclopica, Rama appunto.
Tutto questo sembra ricordare una favoletta per bambini, sennonché nel 2007 un gruppo di ricercatori indipendenti della Ecospirituality Foundation ha trovato i resti delle antiche mura, togliendo Rama dalla leggenda per inserirla nella storia.
Tutto questo sembra ricordare una favoletta per bambini, sennonché nel 2007 un gruppo di ricercatori indipendenti della Ecospirituality Foundation ha trovato i resti delle antiche mura, togliendo Rama dalla leggenda per inserirla nella storia.
La ricerca delle tracce megalitiche di Rama è una delle mie
attività preferite. Io e i miei compagni di avventura Luca e Gianluca siamo di
solito premiati nelle nostre escursioni da scoperte che non si fanno mai
desiderare, ancorché di difficile reperimento.
L’ultima spedizione ci ha portato a contatto con quello che
abbiamo definito il “Santuario delle Ruote Solari”. Quelle che comunemente
vengono definite “macine” si trovano in grandi quantità in tutte le Valli
piemontesi, e anche in questo caso c’è da notare la miopia degli archeologi
“ufficiali” che trovano perfettamente plausibile che queste grosse “macine” di
pietra venissero costruite sui soffitti di anguste e pressochè irraggiungibili
grotte. Come nel caso della Roca Furà, un posto incredibilmente bello anche se
molto difficile da raggiungere.
Le numerosissime ruote solari che si ritrovano in tutte le valli del Piemonte sembrano
ricordare il mito di Fetonte. Nella grotta della Roca Furà ce ne sono decine,
all’entrata, sul soffitto, sulle pareti, in un’atmosfera che ricorda un
paesaggio lunare.
E’ così difficile accettare o anche solo ipotizzare che
questi ritrovamenti facessero parte di un antico culto?
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