lunedì 27 agosto 2018

Il rapporto con le altre specie


Viviamo in un momento di barbarie nonostante ci venga prospettata la storia dell’umanità come un percorso in evoluzione. Le nuove tecnologie, le conquiste sociali, il superamento delle guerre in cui morivano milioni di persone ci possono far credere di vivere in un’epoca civile.
Ma la realtà è tutt’altro che così.
La prova la abbiamo nel trattamento che riserviamo alle altre specie che convivono con noi sul pianeta. E’ questa la vera cartina di tornasole. Fintanto che ci saranno altre specie usate, torturate, uccise per il nostro tornaconto non potremo considerarci una società civile. E’ uno spartiacque che può essere usato anche per misurare la qualità dei rapporti tra le persone, o quantomeno, per instaurare rapporti reali, basati sul confronto con principi che dovrebbero essere imprescindibili.
Sei un cacciatore? Ok, rispetto il tuo modo di pensare ma lo combatto. Sei un sostenitore della corrida? Ok, non ti auguro di fare la stessa fine del toro nell’arena, ma cercherò di fare di tutto perché la corrida venga abolita. Rapporti chiari, insomma, senza falsi buonismi improntati sul “quieto vivere”. Fa più danni il quieto vivere di una guerra.
Purtroppo anche coloro che amano gli animali non sempre li aiutano veramente. I contrasti tra animalisti, il sentirsi “più animalista” degli altri, la continua critica verso le altre associazioni anziché guardare la propria, sono cose che non aiutano e non fanno bene alla causa. Che dovrebbe essere, sempre e comunque, l’aiuto agli animali come principio prioritario.
L’aiuto agli animali: ecco un altro bel tema di discussione. Come li si aiuta veramente? Mutilandoli indiscriminatamente, castrandoli per eliminare qualsiasi problema? Smembrando le famiglie,  dividendole anche quando si potrebbero lasciare insieme? Trasformandoli in pupazzetti tramite corsi di “educazione” per far giocare gli umani? Sottoponendoli a training assurdi per curare gli umani con la Pet Therapy? A questo proposito, perché gli umani non si aiutano tra di loro? Semplice: perché gli umani non si sopportano. Molto meglio un cane o un gatto che ti sopporta e ti accetta comunque e che fa qualsiasi cosa per farti contento. Non perché sia deficiente, ma perché è costretto a farlo.
Tra gli esseri umani ci sono molte persone sensibili che dedicano la loro vita all’aiuto agli animali. Un numero incalcolabile di volontari che con un’azione incessante ed encomiabile si affannano a tutelare gli animali, li curano, li nutrono, puliscono le loro cucce. Eppure tutto questo non basta. Nonostante la sempre maggiore sensibilità verso il problema animali, ogni giorno milioni di nostri fratelli animali non-umani sono tenuti come schiavi negli allevamenti intensivi in condizioni insopportabili. Ogni giorno vengono uccisi nei macelli, vengono vivisezionati, vengono privati di qualsiasi dignità. Fortunati quelli che vengono aiutati e tutelati, ma gli altri? È come cercare di svuotare il mare con un secchiello.
Questa situazione di totale abbrutimento, che porta anche l’essere umano a perdere la sua dignità, cambierà solo a patto di compiere un vero salto di mentalità.
Siamo di fronte all’abominio più grande della storia. A un’azione di crudeltà e sterminio che non ha eguali nella storia dell’umanità. Un’azione che non ha mai fine, che produce ogni giorno milioni di nuovi schiavi con l’obiettivo di sfruttarli e ammazzarli.
Se non ce ne rendiamo conto, vuol dire che siamo obnubilati, ipnotizzati, convinti che sia giusto così. Probabilmente è quello che pensavano anche i “benpensanti” all’epoca degli schiavi.
Un giorno l’attuale condizione degli animali verrà ricordata come la più grande vergogna della storia. Un giorno i mattatoi diverranno il simbolo della più importante battaglia di civiltà compiuta dagli umani.
Ma questo avverrà solo se si farà tutti insieme un grande passo: quello di lottare contro la mentalità che ci fa considerare “normale” l’attuale situazione degli animali non umani sul pianeta Terra.

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