venerdì 9 aprile 2010

PER NON DIMENTICARE

Il percorso iniziato tanto tempo fa all’interno delle tradizioni dei Nativi europei ci sta calando nella dimensione delle tradizioni occitane. Giancarlo ed io da tempo stiamo percorrendo quella che potremmo definire come la “via dei Catari”, cioè un sentiero che percorre quella dimensione invisibile che lega le terre dei nostri antenati.

Una cultura che apparentemente non ha traccia nella storia, eppure... Quella che oggi viene definita come cultura occitana ha radici molto antiche che possiamo collegare, nell’epoca storica più vicina a noi, alla tradizione dei Catari e dei Templari. Ma quelli veri, non quelli che folkloristicamente vengono oggi dipinti come sette cristianizzate. In realtà questa tradizione ha radici ben più antiche, che affondano addirittura nel mito di Fetonte, il dio che donò agli uomini l’Alchimia, e nella leggenda della città megalitica di Rama.

Oggi c’è una grande confusione fra cultura catara, occitana, provenzale. Confusione generata ad arte dalla disinformazione provocata dalla riscrittura della storia da parte dei monaci del tredicesimo secolo, e perpetuata dalle strumentalizzazioni politiche e religiose del nostro tempo.

Ma se si ha la fortuna di avere contatti con quelle tradizioni discrete e nascoste che hanno avuto cura di conservare il bagaglio tradizionale, la chiave di lettura consente una visione molto chiara.

Adriano Aimar è uno di quei coraggiosi continuatori della tradizione, che appassionatamente sta cercando di fare in modo che non tutto vada disperso. Le nostre immersioni nei suoi territori, Val Maira, Val Varaita, ci proiettano in una dimensione che in quanto a fascino e mistero nulla ha da invidiare alle tradizioni degli Indiani d’America o degli Aborigeni australiani. Come loro, anche i nostri Nativi hanno subito repressioni religiose allucinanti, basti pensare alle migliaia di persone bruciate sui roghi. Migliaia di sciamani e sciamane dell’antica religione sterminati per cancellare una cultura scomoda. Repressioni che in maniera meno evidente stanno continuando anche oggi, ad esempio nella sistematica distruzione dei luoghi sacri. Molti luoghi megalitici del cuneese sono stati demoliti o distrutti senza motivo, e altri stanno per essere recintati proprio come i Menhir di Carnac in Bretagna.

Nel cuneese esiste ancora oggi una tradizione, la Beò de Blins, dove viene rappresentata la storia della persecuzione degli sciamani da parte della religione cristiana. Una storia che viene raccontata secondo una rappresentazione teatrale a cui partecipa un intero paese. Dura tutta una giornata, con persone vestite di nastri colorati, fiori, specchi e campanelli, e si conclude con un grandi danze intorno ad un falò. Per non dimenticare.

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