Eravamo unite da un legame profondissimo, fraterno e spirituale,
che superava qualsiasi barriera di spazio e cultura. Ero consapevole che questo
momento sarebbe arrivato, ero preparata, ma lo temevo perchè sapevo quanto mi
sarebbe mancata.
Ola Cassadore era una donna saggia, una grande leader
spirituale e allo stesso tempo una donna di una semplicità disarmante. Colpiva
per la sua espressione sempre seria, che quando meno te lo aspettavi si
trasformava mentre esplodeva in una risata cristallina da ragazzina. A Ola
piaceva giocare, divertirsi, scherzare. Era di poche parole, eppure è riuscita
a toccare i cuori di moltissime persone in tutto il mondo. Aveva una missione:
difendere la montagna sacra degli Apache, Mount Graham, che in lingua Apache si
chiama Dzill Nchaa Si’An, la Grande Montagna Seduta.
Ola prese un solenne impegno con gli Anziani Apache,
quando essi le parlarono dell’imminente dissacrazione della loro montagna sacra
a causa del progetto che avrebbe presto distrutto il loro luogo più sacro. Mi
ha confidato: “E’ stato molto doloroso per gli Anziani, e le lacrime hanno
cominciato a scorrere dai loro occhi mentre mi raccontavano del fatto che Mount
Graham è una montagna sacra e che loro non volevano che la montagna fosse
distrutta. E’ stato in quel momento che ho deciso di oppormi al progetto.”
Ho avuto il privilegio di conoscere Ola e di dividere con
lei molti momenti significativi, sia di lotta sia di quotidianità. Un contatto
iniziato a causa di una missione comune, la difesa di un luogo sacro di un
Popolo nativo, e diventato presto un rapporto intimo e particolare, in cui due
culture si incontravano e si riconoscevano in una spiritualità condivisa.
I momenti che ricordo con maggior forza, e di cui sento
maggiormente la mancanza, sono quelli di natura quotidiana, in cui si
dividevano le reciproche abitudini e consuetudini culturali, ci si scambiavano
idee e progetti, giochi e scherzi. Le piaceva Michelle, la mia gattina, ed era
ricambiata con continui agguati da parte di quest’ultima, in un gioco che non
finiva mai.
Nei pochi momenti lasciati liberi dagli impegni dovuti alla
causa di Mount Graham, Ola e suo marito Mike Davis si lasciavano andare con me
e Giancarlo a confidenze sulla loro vita quotidiana nella riserva San Carlos,
sugli usi e costumi della tradizione Apache, e ovviamente non mancavano le note
tristi e anche di rabbia per l’ennesima umiliazione che gli Apache stavano
subendo.

Ola è cresciuta in una famiglia Apache fortemente
tradizionale, sua nonna era medicine-woman e praticava la terapeutica
tradizionale per le persone della Comunità. Suo fratello, Philip Cassadore,
seguendo le orme del padre e dello zio è diventato anch’egli medicine-man,
ricevendo la sua nomina su Mount Graham nel modo tradizionale Apache.
Quando Ola, insieme a Mike, ci ha condotti
su Mount Graham per mostrarci lo scempio che si stava compiendo nel loro
massimo luogo sacro, ho pianto insieme a lei.
L’umiliazione a cui
abbiamo assistito nel vedere la strada sbarrata e il ranger che allontanava i
discendenti di un fiero popolo dalla loro montagna, ci ha fatto decidere di
schierarci al loro fianco a combattere. Ci sentivamo in qualche modo
responsabili: l’Italia partecipa al progetto attraverso l’osservatorio di
Arcetri; un altro dei maggiori sponsor è il Vaticano. Come possiamo, noi italiani,
far finta di niente?

Ola cantava in lingua
apache le canzoni tradizionali del suo popolo. La sua voce sottolineava l’evocatività dei canti tradizionali, come
se arrivasse da un altro tempo.
Ricordo le serate passate
con Ola e Mike e il LabGraal, serate di allegria e serenità in cui Ola ci
cantava le canzoni Apache. Abbiamo cantato insieme e registrato alcuni brani
che lei cantava in lingua Apache. Una canzone, “Geronimo Song”, è stata
inserita nella colonna sonora del film ”Shan, il cuore antico dei Popoli
naturali” che noi del LabGraal abbiamo girato per far conoscere la realtà dei
Popoli nativi, tra cui il problema della profanazione della montagna sacra
degli Apache. Nel film c’è anche un appello accorato di Ola.
Un’altra canzone,
raccolta in quelle serate con Ola, la conserverò per sempre come un suo regalo
postumo, un canto apache che in questi giorni non smette di accompagnarmi, come
se fosse proprio lei a cantarmelo. Si tratta di una canzone che lei mi cantava
nei momenti più imprevisti, ricordo che lo ha fatto una volta in una trattoria
romana, facendomi ridere e insieme intenerire. Diceva che era dedicata a me.
Solo molto tempo dopo ho scoperto che la canzone ripeteva una parola che
significava “grazie”.

Sono molti i preziosi regali che Ola mi ha lasciato,
e che conservo con infinito amore. Ma il regalo più grande è quello che viaggia
verso il futuro: la sua missione è diventata la mia e di tutti coloro che non
vogliono che una vita dedicata a difendere un luogo sacro sia stata spesa
invano.
So per certo che la battaglia per Mount Graham non
verrà dimenticata, perchè è il simbolo della lotta per difendere le antiche
tradizioni e far sì che possano continuare ad essere trasmesse alle generazioni
future. Tradizioni che conservano gli
insegnamenti degli Antenati, basati su principi di fratellanza, di libertà e di
conoscenza. Conservano la nostra storia antica e ci proteggono contro un futuro
incerto che ci priva della nostra identità.
La lotta di Ola Cassadore sarà la lotta di tutti
coloro che intendono mantenere le loro radici native, il loro cuore antico.
E Ola, ne sono certa, sarà con noi.