Quando il LabGraal si esibisce, scatta sempre una grande
magia. Pubblico, musicisti e danzatori diventano una cosa sola ed entrano a far
parte di un mondo magico, una dimensione senza tempo, in cui sembra che tutto
possa avverarsi.
E’ quello che respiriamo noi musicisti sul palco, e credo
che molto del merito vada al nostro pubblico, sempre così caloroso, attento e
pieno di affetto nei nostri confronti.
Quando iniziamo a suonare, la navicella parte, il viaggio ha
inizio, ha inizio la magia. Non è solo divertimento, è qualcosa di più.
Forse sarà perchè nella nostra musica c’è un messaggio
liberatorio e, insieme, mistico. Ci rivolgiamo alla Natura, a Madre Terra e a
tutti i suoi abitanti. Cantiamo e suoniamo il nostro amore per gli animali, lo
facciamo con tutto il cuore, e non ci stancheremo mai di farlo, come dei bardi
che instancabilmente portano avanti un messaggio che deve imprimersi nella
mente delle genti perchè non vada dimenticato.
Gli ultimi concerti sono stati dedicati a loro, ai figli di
Madre Terra che non vengono riconosciuti come nostri fratelli. Gli esseri più
deboli tra i deboli.
“Sognando un mondo migliore” era il concerto dedicato a
loro, ai nostri fratelli animali. Un concerto accompagnato da una mostra
collettiva a cui hanno partecipato con grande entusiasmo quindici artisti.
Nello splendido scenario del cortile settecentesco
dell’Università di Torino invece abbiamo suonato per Madre Terra, in una
rassegna dedicata alla Natura.
L’ultimo, qualche giorno fa, si svolgeva a Mezzenile, un
antico borgo dove si sentono ancora oggi le tracce di una antica tradizione.
Ogni volta è un’esperienza particolare e unica. Il concerto
inizia e finisce al suono della cornamusa di Luca. Tra una canto di battaglia e
una canzone che incita alla danza, Giancarlo crea una bolla di silenzio con le
sue poesie e il flauto. Gianluca fa battere i piedi, le mani e il cuore al
ritmo dei tamburi, Andrea ricama antiche melodie con il bouzuki. Io mi lascio
rapire dalla mia stessa voce, che esce da non so dove e va lontano.
I nostri concerti terminano sempre con l'urlo del drago, la bagpipe di Luca, in una catarsi collettiva dove tutti, ma proprio tutti, partecipano in piedi cantando con noi e battendo le mani. Momenti che rimangono impressi nella memoria e che sembrano mettere in contatto con dimensioni arcaiche.
I nostri concerti terminano sempre con l'urlo del drago, la bagpipe di Luca, in una catarsi collettiva dove tutti, ma proprio tutti, partecipano in piedi cantando con noi e battendo le mani. Momenti che rimangono impressi nella memoria e che sembrano mettere in contatto con dimensioni arcaiche.
La musica è qualcosa che nulla può fermare. Inesorabilmente
procede nel suo incessante cammino, portando messaggi di speranza e di libertà.
E noi del LabGraal ci sentiamo come dei viandanti che vengono trascinati da
qualcosa di più grande di loro, da una storia iniziata millenni fa, che
prosegue nel suo corso e lascia che i bardi che incontra sul suo cammino la
accompagnino per un tratto, chiamando a raccolta tutti coloro che sanno
ascoltare.
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