lunedì 10 agosto 2020

Giancarlo

Giancarlo Barbadoro ha lasciato questo mondo il 6 agosto 2019. E' venuto a mancare un grande artista, un poeta, un guerriero, uno sciamano. Nella sua esistenza ha sempre combattuto per i più deboli, dai Popoli indigeni agli animali, soprattutto per questi ultimi per i quali nutriva un grande amore. Lascia un vuoto incolmabile nella mia vita e in quella di tutti coloro che lo hanno conosciuto.
Pochi giorni fa correva l’anniversario della sua morte e questa data è stata celebrata in maniera intima nell’Ecovillaggio di Dreamland, il posto che più amava e dove aveva fatto erigere un grande cerchio di pietre per dare continuità alla cultura celtica.
Da un anno a questa parte sono stati molti i momenti che lo hanno ricordato, molto è stato scritto su di lui, numerose anche le iniziative per celebrare un personaggio che ha dedicato la sua vita agli altri, umani e non umani. Era giornalista, poeta, scrittore, musicista. E grande attivista per i diritti degli animali. In ognuno di questi settori ha lasciato il segno ed è stato celebrato. L’Ordine dei Giornalisti del Piemonte gli ha dedicato nel novembre scorso una cerimonia e una targa con la scritta: “A Giancarlo Barbadoro, versatile ingegno, scrittore, giornalista, curioso del bello e del buono, sperimentatore di armonie celesti e appassionato della vita: di questa e dell’altra. Un grato e imperituro ricordo”. Il Tavolo Animali & Ambiente, costituito dalle più importanti associazioni animaliste e ambientaliste italiane, nel settembre scorso gli ha dedicato una serata di musica e poesia. È stato ricordato anche nell’ambito del Consiglio Regionale del Piemonte in un convegno animalista condotto dal garante dei diritti degli animali Enrico Moriconi, e nel gennaio scorso gli è stato dedicato un grande concerto dal titolo “The Last Shaman” a cui hanno partecipato molti artisti del sodalizio “Artists United for Animals” di cui era fondatore insieme a me. Giancarlo era un precursore in molti campi. Il suo amore per la Natura e per tutti i suoi abitanti lo avevano portato a concepire la filosofia dell’ecospiritualità, termine coniato insieme ai capi dei consigli tribali delle nazioni indigene con cui era in contatto all’ONU. Per diffondere la filosofia ecospirituale ha fondato la Ecospirituality Foundation, ente in stato consultativo con le Nazioni Unite, la cui commissione più attiva è SOS Gaia per la divulgazione di un pensiero antispecista. A distanza di un anno, gli eredi del suo messaggio lo hanno voluto celebrare con una cerimonia intima nel luogo che lui amava di più: l’Ecovillaggio di Dreamland, da lui fondato e dove aveva fatto erigere un grande cerchio di pietre per dare continuità alla cultura celtica.
Giancarlo ha passato la sua vita a raccogliere testimonianze storiche e brandelli della Tradizione dei Nativi europei in quanto riteneva che la nostra storia di europei così come ci viene raccontata non renda giustizia a ciò che siamo. Noi abbiamo una storia infinitamente più antica, diceva; più complessa, anche più epica. Una storia di amore per la Natura e per tutti i suoi abitanti, a qualsiasi specie appartengano.
Proprio per dare testimonianza di queste nostre origini ha fondato l’Ecovillaggio di Dreamland, a dimostrazione di un passato che non è mai morto ma al contrario è ancora vivo e vitale in quelle comunità autoctone che si definiscono Famiglie Celtiche. L’azione di Giancarlo ha germogliato anche in Africa, dove la vita è dura per gli umani e ancor più per gli animali. Eppure nella Repubblica Democratica del Congo Giancarlo ha fondato il rifugio per animali “Sauvons Nos Animaux” che salva migliaia di animali ogni anno. Un rifugio gestito da Paterne Huston Bushunju e dai suoi volontari, che a loro volta hanno eseguito un rito in ricordo del fondatore del rifugio, in concomitanza con quello celebrato in Italia. Paterne ha dedicato parole toccanti al fondatore del rifugio, così come anche il poeta del Camerun Brice Tjomb con cui Barbadoro ha scritto un libro di poesie che facevano parte della campagna per la salvaguardia della montagna sacra del Camerun Ngog Lituba, portata anche all’attenzione dell’ONU. Anche in Benin l’azione di Giancarlo ha germogliato: infatti è nata la Ecospirituality Foundation Benin, gestita da Ange Yvon Hounkonnou, anch’egli autore di un messaggio molto commovente a lui dedicato.
In occasione dell’anniversario della sua morte, gli eredi del suo messaggio ecospirituale hanno organizzato una cerimonia celtica nel luogo che più amava, nel cerchio di pietre che aveva fortemente voluto per dimostrare che la tradizione dei Nativi europei non è mai scomparsa. La cerimonia è stata celebrata al suono della cornamusa suonata da Luca Colarelli, membro del gruppo LabGraal a cui Giancarlo partecipava nella doppia veste di poeta e flautista. L’attrice Gabriella Pochini, membro di “Artists United for Animals”, ha recitato con molto pathos la poesia di Giancarlo “L’Universo vivente”, creando commozione tra i presenti. Chantal Schelaye ha letto invece una poesia del poeta camerunense Brice Tjomb composta appositamente per l’occasione, di cui citiamo un estratto: “È da un anno che ti cerco nel firmamento, Durante ogni meditazione, ogni pensiero, Vorrei sentire la tua voce; Ma incontro solo il silenzio parlante, Nel sussurro del vento, Nel fragore della tempesta, Nel canto dell’uccello che annuncia l’alba, Nel bambino che piange; Nel scorrere dell’acqua del ruscello; Nel profondo del mio cuore, ti sento.”
È stata la volta di Marco Petrillo che ha letto uno scritto molto coinvolgente da parte del rappresentante della Ecospirituality Foundation Benin, Ange Yvon Hounkonnou. Ecco un passo: “Ho scritto il tuo nome sulla sabbia, Ma l'onda l'ha cancellato. Ho inciso il tuo nome su un albero Ma la corteccia è caduta. Ho scolpito il tuo nome nel marmo, Ma la pietra è rotta. Ho seppellito il tuo nome nel mio cuore E il tempo lo ha mantenuto e lo manterrà per sempre.” Alice Fardin ha invece letto un accorato messaggio di Paterne Huston Bushunju, responsabile rifugio Sauvons nos Animaux della Repubblica Democratica del Congo, fondato da Giancarlo. Eccone un passaggio: “Caro amico Giancarlo, il tempo ha lenito il dolore senza cancellarlo. Hai molto amato, hai molto donato. La tua memoria è per sempre impressa nei nostri cuori e anche il nostro amore per te è altrettanto forte. Il tempo può scivolare via, ma non cancellerà mai dai nostri cuori ciò che sei stato per noi. Continuiamo la tua battaglia per salvare il pianeta.” Alla lettura dei messaggi è seguito un momento molto emozionante quando il musicista armeno Maurizio Redegoso Kharitian, anch’egli membro di “Artists United for Animals”, ha eseguito con la sua viola un antico brano musicale armeno dell’anno mille, scelto per la circostanza.
La cerimonia è poi proseguita con una processione del tutto particolare. Giancarlo era uno studioso della cultura celtica e del simbolo per eccellenza di questa cultura, il Graal. È stato il Graal che lo ha fatto incontrare con coloro che sarebbero stati i suoi compagni di viaggio nel percorso musicale e non solo, e che ha dato il nome anche al gruppo musicale “LabGraal”. Il simbolo del Graal è il principale di quattro simboli peculiari della cultura celtica, detti i “4 gioielli”, emblematici per il profondo significato che esprimono e poiché rappresentano una vera e propria via spirituale.
È particolare anche il fatto che questi quattro simboli si ritrovino in tutte le antiche tradizioni del pianeta. Il Graal, simbolo principale della cultura celtica, ha fatto la sua comparsa nella storia medievale in un romanzo scritto nel 1190 da Chrétien de Troyes, il “Perceval”, una sorta di iniziazione religioso-cavalleresca incentrata sul mistero del Graal e dei 4 Gioielli. Chrétien de Troyes è una figura molto misteriosa: sono incerte le date di nascita e di morte, si presume che sia vissuto in Bretagna e si ipotizzano frequenti viaggi in Cornovaglia e Galles a contatto con il druidismo locale. Nel “Perceval” il Graal compare in una sorta di processione molto misteriosa, che non viene spiegata, e lo stesso simbolo è citato senza alcuna spiegazione.
Eppure da quel momento quei pochi versi relativi al Graal nel "Perceval" di Chretien hanno segnato profondamente la cultura europea: il Graal, da allora, è diventato oggetto di innumerevoli racconti, di infinite varianti, di ricerche e manipolazioni. Il cavaliere e scrittore tedesco Wolfram Von Eschenbach ha ripreso nel 1210 l’incompiuto “Perceval” di Troyes scrivendo il “Parzifal”, in cui il Graal viene definito come “Lapsit Exillis”, la “pietra venuta dal cielo”. Il Graal è stato uno dei principali filoni di ricerca di Giancarlo, che a questo simbolo associava anche un altro elemento simbolico: la figura di Fetonte. Ecco perché si è voluto concludere la cerimonia con la strana processione descritta da Chrétien de Troyes nel suo Perceval. I quattro doni sono stati portati in corteo nella “Processione del Graal” accompagnati dalla cornamusa di Luca Colarelli e preceduti da Gianluca Roggero, portatore della bandiera dell’Ecovillaggio. Quattro persone hanno sfilato portando altrettanti simboli: la ruota forata, simbolo della ruota d’oro lasciata da Fetonte agli uomini, il triskel, simbolo della dimensione ternaria dell’individuo, il pugnale, simbolo di morte e rinascita, e l’ultimo, il più importante, il Graal, simbolo di conoscenza e armonia. Questa processione particolare si è conclusa al Nemeton, il santuario creato appositamente in ricordo di Giancarlo, dove sorge un alto menhir ai piedi del quale sono stati deposti i quattro simboli. A conclusione della cerimonia, i presenti sono stati invitati ad appendere un nastrino colorato agli alberi del boschetto, in ricordo del momento e come dono a Giancarlo, secondo le usanze celtiche.
Giancarlo è stato un riferimento per molti, è stato definito un visionario, un precursore, uno sciamano. Eppure lui non voleva essere definito. Nella sua estrema semplicità era se stesso, e magari nemmeno si accorgeva del vortice che si creava intorno a lui. Un vortice benefico, liberatorio, che lasciava il segno in tutti quelli che lo hanno incontrato. Aiutava tutti, umani e non. Soprattutto gli animali, per i quali nutriva un amore incondizionato.
Giancarlo non voleva tristezza intorno a sé. Men che meno voleva provocarla. Ecco perché noi che abbiamo raccolto la sua eredità intellettuale siamo determinati nel portare avanti la sua missione, quella di dare un contributo per un mondo migliore, per il pianeta e per tutti i suoi abitanti, di qualsiasi specie.



Nessun commento:

Posta un commento