lunedì 11 settembre 2017

Sulle tracce della leggenda: i megaliti della Valle Argentera


Addentrandoci nella ricerca delle nostre radici di Nativi europei ci si rende conto che c’è molto da scoprire e che con ogni probabilità la ricerca non finirà mai: il mosaico è complesso e la confusione creata in secoli bui di storia cancellata, riscritta e reinterpretata ha creato una coltre di nebbia che ha coperto e appannato storie, tradizioni, reperti, antichi miti.
Eppure, anche partendo solo da flebili frammenti di leggende, ci si accorge che c’è un cammino già tracciato, un filo di Arianna che aspetta solo di essere scoperto e ritrovato. Pian piano il mosaico prende forma e la vera storia dei territori celtici appare sempre più reale. Dapprima con  elementi sparsi e apparentemente sconnessi, poi via via sempre più netti e collegati tra di loro, fino a formare un disegno globale impressionante in cui leggende, ritrovamenti, racconti, tradizioni, segreti degli anziani, si inseriscono armonicamente rivelando una storia precisa, la “nostra” storia.
Nei territori del Piemonte, e nei territori europei ad essi collegati, esistono percorsi megalitici che portano ad individuare tracce di un passato ancora vivo, usanze legate tra di loro da una cultura comune, conoscenze segrete di anziani che conservano gelosamente tradizioni antiche.
Secondo un’antica leggenda, nelle valli del Piemonte migliaia di anni fa esisteva Rama, una immensa città megalitica; un mito che ha lasciato profonde tracce nelle tradizioni europee. Una città che sarebbe scomparsa a seguito di un cataclisma naturale.
Questa leggenda sarebbe all’origine di importanti tradizioni come quella del Graal.
Il mito della città di Rama continua ad affiorare dai racconti dei valligiani e nella vita quotidiana, una tradizione che sembra collegata agli imponenti megaliti presenti su tutto il pianeta.
Secondo la leggenda, una vasta regione, che oggi si estende dal Piemonte alla Savoia e alla Provenza fino a raggiungere la Liguria e la Valle d’Aosta, è stata testimone di eventi straordinari che rappresentano le radici culturali di queste stesse terre e di tutto il continente europeo.
Con la chiave interpretativa fornitaci dalla leggenda non è difficile imbattersi, nel corso delle ricerche, in imponenti siti megalitici che sembrano percorrere tutto il Piemonte.
E’ ormai consuetudine trovare gli insediamenti megalitici in luoghi particolarmente magici. Questa volta le ricerche ci hanno condotto nella Valle Argentera, presso Sauze di Cesana in alta Valle di Susa.
Come sempre accade in questi casi, abbiamo dovuto penare un po’ per trovare il posto che non era facile da trovare nonostante le indicazioni degli anziani del luogo. Ma quando siamo riusciti a scorgere i primi menhir la nostra gioia è stata grande: si trattava non di qualche menhir isolato, bensì di un vastissimo insediamento megalitico con allineamenti di menhir, cromlech, dolmen e tumulus. Una vera miniera d’oro per i ricercatori di megaliti!
Le pietre sono con evidenza interrate e quasi sepolte per metà dalle stratificazioni del terreno che si è depositato nei millenni e che impedisce di vederne l’altezza reale.
Lo scopritore, il noto scultore del legno Mario Castagnasso, cultore di storia locale, ha sottoposto ad esperti del settore l’analisi delle pietre che sono state datate circa 3.000 anni a.C.
Tuttavia, come spesso accade in questi casi, le ricerche si sono arenate e il luogo è stato dimenticato dai ricercatori e dalla Sovrintendenza dei Beni Archeologici. Evidentemente le ricerche che riguardano le origini della nostra Storia non sono di interesse degli enti preposti.
Eppure il sito è davvero notevole. Oltre a trovarsi in una valle particolarmente incantata, con panorami mozzafiato, l’insediamento si estende su un’area molto estesa che di certo può riservare ancora molte sorprese. Oltre agli allineamenti e al cromlech esiste un masso, che è stato definito erratico, di sei metri di altezza che presenta una strana peculiarità: indica l’ultimo raggio del sole al solstizio d’estate. Il masso potrebbe essere stato usato come mirino in quanto assume la funzione di traguardo del tramonto del solstizio estivo in rapporto ad alcuni menhir.
Secondo i ricercatori del CesMap (Centro Studi e museo d’arte preistorice di Pinerolo), interpellati da Mario Castagnasso, il grande masso potrebbe avere una funzione archeoastronomica. Peccato che le ricerche sono state poi abbandonate.
Se si perlustra la zona adiacente ai menhir, non è difficile imbattersi in altri reperti interessanti che meriterebbero un’analisi approfondita, come il grande dolmen poco distante, o il tumulus collocato a circa 50 metri dai menhir, quasi interamente interrato, ma di cui si intravedono le pietre del dolmen all’ingresso e il muretto a secco che lo delimita.
Una volta di più ci si chiede chi fossero i misteriosi abitanti di queste zone, come sia possibile che siano stati cancellati dalla storia nonostante le imponenti vestigia sparse in tutto il Piemonte e non solo; e ci si chiede il motivo di questo disinteresse da parte degli enti preposti alle ricerche archeologiche, finanziati dai cittadini. Come spesso accade, queste ricerche sono portate avanti da ricercatori autodidatti, senza risorse e corroborati solo dalla loro passione. E’ accaduto nel caso della scoperta delle mura di Rama da parte di ricercatori della Ecospirituality Foundation, una scoperta che ha elevato la città di Rama dalla leggenda alla Storia.
Il sito megalitico della Valle Argentera è una ulteriore conferma della presenza di questo vastissimo insediamento urbano, ricordato ancora oggi dalle Famiglie Celtiche della Valle di Susa e delle Valli di Lanzo.
La ricerca continua.

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