Chi adotta l’alimentazione vegana si trova spesso a dover
fronteggiare tutta una serie di quesiti, obiezioni, domande inquisitorie poste
dai carnivori. E questo a volte può far venire dei dubbi sulla scelta fatta.
Stranamente, è molto raro che succeda il contrario, ossia
che chi ha scelto l’alimentazione vegana si ponga di fronte ai carnivori che
incontra chiedendogli ragione della loro scelta alimentare. A meno che non
siano degli estremisti missionari, come ce ne sono in tutti gli ambiti, i quali
non solo ottengono l’effetto contrario, ma creano diffidenza verso tutta la
categoria.
Questo rivela come la società maggioritaria possa far
sentire “diversi” coloro che non seguono la massa e non si adeguano alle
ideologie che provocano uno stato di disequilibrio planetario, mentre fanno
sentire “normali” coloro che contribuiscono a questo scempio mantenendo le
grandi catene di distribuzione basate essenzialmente sugli allevamenti
intensivi e quindi contribuendo alla carneficina di animali uccisi a miliardi
ogni giorno, nonché alla deforestazione e all’inquinamento ambientale.
Ma torniamo alle domande più frequenti che i vegani si
sentono porre.
La più gettonata, supportata anche dall’attuale papa:
“Perché pensare agli animali quando ci sono tanti uomini che soffrono?”
E’ facile rispondere. Di solito chi è sensibile verso gli
animali lo è anche verso gli umani. L’attenzione verso gli animali, i più
deboli fra i deboli, non corrisponde a indifferenza verso il genere umano, è
vero il contrario. Il rapporto con gli animali addolcisce, rende morbidi e più
attenti alla sofferenza in genere. Questa domanda è spesso posta da persone che
non fanno nulla né per gli animali né per gli uomini. Chi davvero è sensibile
alla sofferenza non fa distinzioni o graduatorie.
Altra obiezione: “L’uomo è nato carnivoro, tant’è che ha i
canini”.
In effetti abbiamo due piccoli canini come tutti gli
erbivori, che sono fondamentali per mangiare certi tipi di alimenti vegetali. Chi dice che i canini dimostrano che dobbiamo mangiare
carne si dimentica che con i nostri canini non possiamo certo azzannare né
sbranare alcun tipo di animale. La carne viene cotta per ammorbidirla
e viene frollata, che è poi l'inizio della decomposizione. Questo
ammorbidisce la carne che finisce nel piatto, che altrimenti non sarebbe
possibile mangiare con i nostri piccoli canini. Secondo gli studi che sono
stati fatti dagli antropologi proprio sui denti fossili, gli
antenati umani, in origine, non erano mangiatori di carne né erano onnivori. I
loro denti invece sembrano mostrare le tipiche caratteristiche di chi si
nutriva di una dieta essenzialmente a base di frutta. Del resto, a conferma di
questa tesi, il tratto intestinale dell'animale umano è lungo sei volte
di più di carnivori ed onnivori. Nel lungo tratto intestinale umano la carne va
in putrefazione e produce tossine dannose.
Anche qui, chi fa questo tipo di
obiezione cerca solo una scusa per non rinunciare alla carne, che si sa, crea
assuefazione in chi la consuma. Anche se fosse dimostrato che i canini rivelano
che l'uomo è una creatura onnivora (cosa che non è), allora dovremmo ritornare
all'età della pietra? In certi momenti storici si è praticato anche il
cannibalismo. Adottiamo anche quello? Ci sono molte cose innaturali che oggi
facciamo, come usare il cellulare, curarci con la chirurgia, portare gli
occhiali... e allora? Cosa dimostra questo? che non viviamo in modo
"naturale"? In definitiva, qual è il modello da adottare? Il discorso
porta lontano, ed è un tema che molti usano in maniera demagogica per difendere
la caccia, i circhi con animali, ecc.
Un’altra critica, anche questa molto gettonata: “Non mangi
la carne, ma non pensi alle piante?”
Questa contestazione è di “lana caprina” ed è facile cadere
in preda a dubbi. La risposta “preferisco salvare gli animali piuttosto che le
piante” non mi trova d’accordo, perché gli studi hanno dimostrato che anche le
piante soffrono, e molti esperimenti condotti sui vegetali hanno rivelato che
sono dotati di intelligenza e sono in grado di comunicare tra loro e con gli
uomini. Addirittura è stato provato che hanno un ciclo di sonno-veglia, come
gli umani e gli animali. Quindi questo sembrerebbe un punto debole
dell’alimentazione vegana. Ma se approfondiamo l’argomento ci accorgeremo che
non è proprio così. Si può constatare come le piante, le più antiche forme di
vita del pianeta, abbiano una diversa sensibilità fisiologica dai mammiferi e
si siano adattate avendo a che fare con i predatori e rilasciando parti del
loro insieme non danneggiando irreversibilmente la pianta. Se si coglie un
frutto o se si coglie della verdura senza danneggiarne le radici, la pianta in
questione sopravvive e continua a vivere ricrescendo e riproducendosi. Le piante si sono strutturate per sopravvivere ai
predatori e addirittura, nutrendosi dei loro frutti, si contribuisce alla loro
sopravvivenza planetaria portando le sementi su tutto il pianeta. Se si
vuole arrecare loro il minor danno possibile ci si può orientare verso le
sementi, come i fagioli, la soia o il lupino. Oppure verso la raccolta di
frutti. E in ogni caso si deve evitare di danneggiarne le radici, che secondo
le antiche tradizioni sono la sede del cervello e della profonda sensibilità di
ciascuna pianta.
Ma anche questa obiezione che
viene fatta ai vegani è pretestuosa: chi fa questa domanda non si preoccupa
davvero delle piante, perchè di solito i carnivori si nutrono sia di carne che
di vegetali.
Altra domanda frequente: “Ma se galline e mucche sono tenute
libere, qual è il problema nel mangiare uova e latticini?”
Il discorso è complesso e lo si può affrontare da più punti
di vista. Innanzitutto c’è un problema etico. Dobbiamo considerare che non
siamo gli unici esseri senzienti sul pianeta, ma siamo tutti figli di Madre
Terra, e anche le altre specie sono dotate di intelligenza. Lo specismo ci fa
considerare "normale" sfruttare gli animali perchè non sono della
nostra specie, ma questa è un'ottica egoistica basata sull'antropocentrismo.
Qual è il problema se si consumano uova e latte provenienti da animali
liberi e trattati bene?
Prima di tutto chi ha galline e mucche, anche se tenute
libere, non è credibile che non le ammazzi per mangiarsele. C'è chi assicura
che non farà mai del male alle galline che alleva, ma è difficile crederci,
perché quando le galline smettono di produrre le uova, non verranno tenute in
vita, e con molta probabilità verranno uccise. Inoltre, quelle galline da dove
arrivano? Vengono comprate, e per ogni pulcino femmina che viene venduto come
gallina ovaiola c'è un pulcino maschio che invece viene ucciso appena nato
perché "inutile".
Ma mettiamo il caso più unico che raro in cui questo non si
verifichi e le galline siano salvate dagli allevamenti: in quel caso le
galline sono ospiti a cui si è salvata la vita, e si potrebbe pensare
che se fanno le uova non c'è nulla di male nel mangiarle. Invece,
togliendo loro le uova si danneggia la loro salute, perché se gliele si lascia,
loro le covano e anche se non nasce il pulcino (perché ovviamente non sono
fecondate) comunque non ne producono altre, mentre se gliele si toglie
continuano a produrne e questo fa esaurire le loro riserve di calcio
sottoponendole a osteoporosi, fratture ossee ed altri disturbi. Infatti spesso
succede che le galline libere nascondano le loro uova affinché non vengano loro
sottratte.
Passiamo alle mucche. La mucca per dare latte deve per forza
partorire, e il latte che produce serve a nutrire il suo vitello. Quindi, se
anche la mucca fosse stata adottata incinta, solo per salvarla, il suo latte va
a suo figlio, e non agli umani. In tutti i casi "normali", invece, il
vitello viene venduto per essere macellato, la mucca per produrre latte deve
essere ingravidata ogni anno e quando non serve più viene macellata.
Realisticamente, non esiste nessun caso in cui si possa produrre latte per il
consumo umano senza uccidere animali.
Bisogna anche considerare un discorso salutistico: è
documentato che le uova possono
danneggiare il cuore a causa del colesterolo in esse contenuto o il fegato e
possono trasmettere la salmonella. Per quanto riguarda
il latte, quello della donna fa bene al neonato, quello della mucca fa bene ai
vitelli. Ci sono innumerevoli studi che dimostrano i danni del latte vaccino
sugli umani.
Ci sono poi le obiezioni riguardanti il cibo vegano: “Ma non
sa di niente!”, “Ma come fai ad avere tutte le vitamine necessarie?”
Queste obiezioni derivano solamente da una scarsa
informazione, poiché è facilissimo documentarsi sui benefici e sulle proprietà
della verdura, della frutta e dei legumi. Inoltre il sempre più crescente numero
di ristoranti vegani dimostra come si può gustare un menù gustosissimo e ricco,
senza rimpiangere carne o latticini.
In conclusione, appare evidente che ci sono due forme mentis
opposte l’una all’altra: chi cerca di mantenere uno status quo, anche in buona
fede, rendendosi complice senza rendersene conto di un massacro planetario che
ogni giorno fa miliardi di vittime, e chi sembra provenire dal futuro. Infatti
il futuro, se vogliamo che ESISTA un futuro, dovrà per forza essere vegano. Gli
allevamenti intensivi massacrano gli animali, provocano il cancro nelle persone
e distruggono il pianeta essendo la maggior causa di inquinamento.
Questo deve farci riflettere sul
nostro ruolo di animali umani, che a forza di considerarci dominatori di tutto
il creato finiremo, se non prenderemo provvedimenti, con il distruggerci,
distruggendo la nostra Madre Terra e tutti i suoi abitanti.
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