lunedì 5 ottobre 2015

Ritorno a casa


Questo per il LabGraal è l’anno dei ritorni.
L’estate del 2015 ci ha portato da Newport Beach, California, il nostro storico sound engineer Antonio Carbone che non vedevamo da sei anni e con cui abbiamo passato tanti momenti epici sia in questo emisfero che in quello Australe. L’incontro è stato emozionante, ma dopo pochissimo era come se non ci fossimo mai lasciati e i concerti che questa estate abbiamo fatto con lui lo hanno pienamente dimostrato. Poi ci siamo di nuovo dovuti lasciare, non senza commozione, per mettere nuovamente tra di noi circa 10.000 km. Ma con mille promesse di rivederci presto, qui o nel suo mondo.
L’autunno invece ci ha portato un altro regalo dalla California, questa volta da Los Angeles: Stefano Milla, nostro regista altrettanto storico, piombato direttamente dal cielo sul cerchio di pietre di Dreamland con tanto di cast in costume e tutta l’attrezzatura per girare un fantasy tra i megaliti. Dopo anni ho riabbracciato Stefano proprio al cerchio di pietre: mi ero appena alzata, nemmeno preso il caffé, e in quella dimensione ancora un po’ onirica mi sembrava del tutto naturale che lui fosse lì, come se non se ne fosse mai andato.
Ma i ricordi erano lì in agguato, pronti a sommergermi: gli spettacoli al Teatro Nuovo e al Piccolo Regio, con tutto quello che hanno comportato. Preparare uno spettacolo teatrale significa vivere insieme a musicisti, regista, staff, attori, praticamente sempre, fino a spettacolo concluso. Una bolla che contiene tutti e in cui non c’è spazio per nient’altro.
Ma soprattutto il film Shan. Un’esperienza indelebile che continua tuttora, nonostante siano passati otto anni dalla Prima. Com’è possibile che un film così strano (non è un documentario, non è un musical, non è una fiction, non è definibile e non rientra in nessun genere) rimanga indelebilmente impresso e, allo stesso tempo, ogni volta che lo si visiona sembri diverso? Mistero.
Ieri, vedendo Stefano muoversi nel cerchio di pietre con il suo staff, mi sembrava che ci fosse una vibrazione, un vortice che ci muoveva tutti come attori inconsapevoli di un copione che si sta scrivendo da solo, con una trama e un finale solo a lui noti.
Non è mia abitudine guardare al passato. Non mi piace e soprattutto,
dimentico in fretta. Ma a volte può essere curioso guardarsi indietro e notare come tutti quei fatti che abbiamo vissuto come casuali abbiano formato una trama il cui disegno si è rivelato solo molto tempo dopo. E gli elementi che hanno contribuito a creare il disegno sono stati anch’essi “toccati” da una sorte comune. A volte questi elementi si manifestano insieme. E’ un caso che ieri con noi e Stefano ci fosse anche Annamaria, la persona che molti anni fa ci ha
fatti incontrare? E’ un caso che ieri si sia creato uno squarcio nel tempo meteorologico contrariamente a tutte le previsioni, regalandoci una giornata fantastica che ha permesso a Stefano e il suo staff di fare le riprese al cerchio e a noi di innalzare la bandiera di Dreamland al suono della cornamusa di Luca, con un Templare che testimoniava l’evento? Se poi ci voltiamo indietro, sono tante le cose che si sono messe a posto come tessere di un puzzle creando eventi inaspettati, quasi a nostra insaputa.
Non so se anche questa volta l’incontro con Stefano sarà foriero di qualche evento notevole. Finora lo è stato. Ma è inutile chiederselo. Non possiamo fare altro che lasciarci guidare dall’onda, senza opporci.
Ci saranno sicuramente altri ritorni, per tutti noi. Perché è il cerchio di pietre che lo vuole, e ogni volta è un ritorno a casa.

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