domenica 3 gennaio 2010

... IL TEMPO VIAGGIA INESORABILE VERSO L’IGNOTO, E NOI CON LUI...

Eccoci qui, affacciati ad un altro anno, verso un nuovo ciclo di vita, con alle nostre spalle il bagaglio di tutti i cicli passati, con il fardello delle nostre esperienze che si accresce e diventa sempre più pesante se non si ha il coraggio di farne un fagotto e bruciarlo in un bel falò.
Le esperienze servono per non incorrere sempre negli stessi errori e per affrontare “attrezzati” il futuro che sempre ci attende al varco con i suoi tanti tranelli. Ma i ricordi non servono ad altro che a condizionare il presente e il futuro. I ricordi sono sempre accompagnati da malessere. Sia che essi siano belli che brutti. Se sono belli, portano al rimpianto delle cose passate. Se sono brutti, aprono vecchie ferite. E allora perchè non disfarsene? Come si sta bene, dopo!
Vedere i cicli annuali che si susseguono mostra come tutto sia illusorio e passeggero. Amicizie, attaccamenti, legami, cose che al momento sembrano così importanti e fondamentali... tutto sparisce spazzato via dal tempo. Come il vento violento di questi primi giorni dell’anno, che porta via cose inutili, e sembra lasciare posto solo a ciò che conta davvero. Ma cosa conta davvero? La fratellanza, quella vera. La solidarietà sincera, non quella “di facciata”. La sincerità, quella che può anche far male, ma è quella su cui puoi contare e ti permette di costruire cose solide. Il rapporto con la nostra esistenza, quel rapporto in cui gli unici interlocutori siamo noi e la nostra vita: e nessun altro. L’unico rapporto davvero reale, che nessuno ci potrà mai togliere. Fatto anche di solitudine, una solitudine che fa crescere e capire quanto in realtà non siamo soli, impossibile esserlo: siamo parte di qualcosa di talmente grande che pensare di essere soli è una follia.
Cosa conta davvero? Il rapporto con gli esseri diversi da noi. Gli animali, per cominciare. Loro sanno già tutto. Al di fuori del plagio delle grandi religioni, hanno potuto sviluppare una loro filosofia che si manifesta nei momenti salienti. Sanno che si vive e si muore. Sanno che la morte non è un brutto incubo; sanno come affrontarla e viverla come un’altra magnifica esperienza, tutta da perlustrare. Gli umani della società maggioritaria non sanno che si muore: pensano di vivere per sempre. Non si spiegherebbe altrimenti il loro attaccamento alla prigione in cui sono rinchiusi, fatta di convenienze, di falsità, di giochi di potere. Credono di vivere per sempre e quindi cercano di adattarsi alla prigionia arraffando quello che possono per essere all’altezza di quei valori effimeri che il “mondo degli altri” propone loro. Una eterna falsa giovinezza in cui tutti recitano la loro parte di eterni falsi giovani.
Non è così per il mondo dei Popoli naturali. Loro sanno di vivere e morire e si godono questa consapevolezza fino in fondo. Al di fuori dei valori imposti dalle grandi religioni c’è la felicità.
Ho finito e iniziato l’anno in stretto collegamento con loro, con Nativi e con aspiranti tali. Con i Nativi che vivono in queste terre europee e con i Nativi dall’altra parte del mondo. Sentire la voce di Ola e Mike dalla riserva San Carlos dell’Arizona, leggere la mail di Brice dal Camerun e quella di Jida dall’Australia, fa percepire tangibilmente il legame che niente può spezzare, ma che in questi momenti è bello anche mostrare. Sono i momenti in cui si sente il bisogno di stringersi con coloro che sentiamo più vicini a noi e alla nostra esperienza. In cui godere semplicemente della vicinanza reciproca, al di là del luogo o dell’evento.
Il luogo in cui abbiamo iniziato l’anno era davvero particolare: Dreamland, il “luogo che non c’è”.
Ho avuto qualche remora nell’accettare la proposta di Giancarlo: per la prima volta da molti anni non avremmo festeggiato alla Grotta di Merlino, e questo mi faceva uno strano effetto. Ma devo dire che l’idea è stata davvero fantastica. Tutti abbiamo potuto assaporare, per tutto il tempo, una magia incredibile. La vicinanza del cerchio di pietre si è avvertita durante tutta la nottata, le stelle che ogni tanto facevano capolino dietro le nuvole richiamavano ogni volta l’attenzione e mostravano il mistero in cui eravamo immersi; la luce della luna piena illuminava le grandi pietre e noi. Uno spettacolo grandioso, uno scenario di cui noi eravamo parte. La Natura è stata la grande protagonista di questo nostro Capodanno trascorso a Dreamland.
Tutti i momenti della festa sono stati indimenticabili. Il clou della festa è stato il concerto del LabGraal nella piazzetta, con un grande coinvolgimento di tutti i presenti. Poi il brindisi, sempre in piazza; il rito druidico propiziatorio per il nuovo anno accompagnato dalla cornamusa di Luca e dal tamburo di Gianluca. Le danze intorno al falò. Ma il momento forse più indimenticabile è stato il brindisi al nuovo anno al cerchio di pietre. Qui è avvenuto un fatto davvero notevole: mentre eravamo tutti in cerchio, al suono della cornamusa di Luca che proveniva dal centro del cerchio di pietre, le nuvole sopra di noi si sono diradate formando un perfetto cerchio intorno alla luna piena. Una perfetta medicine-wheel, una “shahqt-mar”, il simbolo sacro dei druidi. Uno spettacolo incredibile.
La shahqt-mar nel cielo è rimasta per tutto il tempo in cui noi abbiamo sostato al cerchio di pietre, dopodichè, mentre tornavamo sui nostri passi, le nuvole si sono richiuse e il cielo è tornato ad essere nuvoloso.
In pratica, siamo stati quasi tutta la notte fuori, sotto le stelle. Ci eravamo attrezzati con stufe “a fungo” e bevande calde, e sembrava che nessuno avesse voglia di rientrare. Poi, quando ormai era quasi mattina, ci siamo spostati in salone ed abbiamo cominciato un’altra festa, con danze celtiche e rock per poi finire con i cori collettivi.
Da molto tempo non scrivevo su questo blog, ed ora mi è difficile riassumere i momenti salienti di questi mesi.
Dopo il ritorno da Carnac io e i miei compagni del LabGraal siamo stati presi dal solito turbinio. Il meeting con i media, ad esempio. Un importante appuntamento organizzato come sempre in maniera impeccabile da Gino, il nostro press agent, evento in cui abbiamo presentato il calendario annuale del LabGraal ai giornali e alle TV. Il meeting si è svolto a Dreamland, nella sala conferenze, ma è stato anche occasione per presentare ai giornalisti il cerchio di pietre, opera che ha creato grande interesse presso i media. L'incontro si è concluso con una cena al Relais Bella Rosina del Parco della Mandria per tutti i convenuti, una trentina di giornalisti delle maggiori testate e network nazionali e locali.
Un altro evento importante è stato il concerto per la presentazione del CD “The Green Path” di Giancarlo. Un CD dedicato al flauto e all’aspetto intimista del LabGraal. Il concerto ha presentato un lato inedito del nostro gruppo, quello più nascosto e intimo. Abbiamo una volta tanto mostrato la parte mistica del nostro lavoro e della nostra ricerca, attraverso la musica intimista interpretata soprattutto dal flauto di Giancarlo e dalla mia voce, aspetto che di solito durante i concerti emerge in un pezzo o due. Questa volta invece a questo aspetto abbiamo dedicato l’intero concerto. E con nostra grande sorpresa il pubblico ne è rimasto incantato ed entusiasta. Ma in fondo dovevamo aspettarcelo: sappiamo già da tempo che il nostro pubblico è speciale.
Ma l’evento forse più divertente di questi ultimi mesi è stato “A Christmas Gift”: il videoclip che a sorpresa abbiamo preparato per i nostri amici e i nostri fans. L’idea è stata di Luca e a lui va tutto il merito di questa operazione, nata quasi per scherzo e diventata via via sempre più grossa come impegno e preparazione. Luca pensava di fare una cosa a metà tra lo scherzo e il filmetto girato tra di noi, ma via via che ne parlavamo, sia tra di noi che con gli addetti ai lavori, diventava un’operazione sempre più in grande. Il progetto ha coinvolto il regista Stefano Milla più alcuni fotografi, operatori e soprattutto ha comportato un lavoro massacrante per l’allestimento. L’intervento di Stefano ci ha subito stimolati, e del resto sappiamo benissimo che quando noi Labs e Stefano ci mettiamo insieme, il prodotto che ne esce è qualcosa di speciale e fuori dal comune.
Le riprese sono state fatte al cerchio di pietre, in una giornata fredda ma per fortuna non piovosa. Il set è stato allestito sia all’aperto che all’interno del salone, per esigenze di copione. Quello che ne è scaturito lo potete giudicare voi stessi, lo abbiamo pubblicato sul sito del LabGraal. Noi ne siamo entusiasti, così come i nostri fans e pare anche le migliaia di persone che in questo periodo lo visionano quotidianamente su grande schermo al Cinema Empire di Torino, tra uno spettacolo e l’altro.
Girare questo videoclip è stata per me una delle cose più divertenti di questi mesi. Abbiamo riso come matti per tutta la durata delle riprese. L’ Oscar per la recitazione va a Giancarlo, ne siamo tutti convinti. Ma come dimenticare lo stile rock di Andrea, di solito così compassato? E i saltelli di Gianluca? E la voce da “Sepultura” di Luca? In quanto a me, il mio divertimento è già iniziato prima, nel girare per negozi gothic alla ricerca di vestiti dark-punk.
I commenti al video sono stati tutti più che positivi. Solo una persona, su FaceBook, ha fatto una critica: ha scritto che eravamo troppo spettinati, e questo è stato in ogni caso un gran bel complimento per Gianluca.

Nessun commento:

Posta un commento