Giancarlo Barbadoro ha lasciato questo mondo il 6 agosto 2019. E' venuto
a mancare un grande artista, un poeta, un guerriero, uno sciamano.
Nella sua esistenza ha sempre combattuto per i più deboli, dai Popoli
indigeni agli animali, soprattutto per questi ultimi per i quali nutriva
un grande amore. Lascia un vuoto incolmabile nella mia vita e in quella
di tutti coloro che lo hanno conosciuto.
Pochi giorni fa correva
l’anniversario della sua morte e questa data è stata celebrata in
maniera intima nell’Ecovillaggio di Dreamland, il posto che più amava e
dove aveva fatto erigere un grande cerchio di pietre per dare continuità
alla cultura celtica.
Da un anno a questa parte sono stati molti i
momenti che lo hanno ricordato, molto è stato scritto su di lui,
numerose anche le iniziative per celebrare un personaggio che ha
dedicato la sua vita agli altri, umani e non umani. Era giornalista,
poeta, scrittore, musicista. E grande attivista per i diritti degli
animali. In ognuno di questi settori ha lasciato il segno ed è stato
celebrato. L’Ordine dei Giornalisti del Piemonte gli ha dedicato nel
novembre scorso una cerimonia e una targa con la scritta: “
A Giancarlo
Barbadoro, versatile ingegno, scrittore, giornalista, curioso del bello e
del buono, sperimentatore di armonie celesti e appassionato della vita:
di questa e dell’altra. Un grato e imperituro ricordo”. Il Tavolo
Animali & Ambiente, costituito dalle più importanti associazioni
animaliste e ambientaliste italiane, nel settembre scorso gli ha
dedicato una serata di musica e poesia. È stato ricordato anche
nell’ambito del Consiglio Regionale del Piemonte in un convegno
animalista condotto dal garante dei diritti degli animali Enrico
Moriconi, e nel gennaio scorso gli è stato dedicato un grande concerto
dal titolo “The Last Shaman” a cui hanno partecipato molti artisti del
sodalizio “Artists United for Animals” di cui era fondatore insieme a
me. Giancarlo era un precursore in molti campi. Il suo amore per la
Natura e per tutti i suoi abitanti lo avevano portato a concepire la
filosofia dell’ecospiritualità, termine coniato insieme ai capi dei
consigli tribali delle nazioni indigene con cui era in contatto all’ONU.
Per diffondere la filosofia ecospirituale ha fondato la Ecospirituality
Foundation, ente in stato consultativo con le Nazioni Unite, la cui
commissione più attiva è SOS Gaia per la divulgazione di un pensiero
antispecista. A distanza di un anno, gli eredi del suo messaggio lo
hanno voluto celebrare con una cerimonia intima nel luogo che lui amava
di più: l’Ecovillaggio di Dreamland, da lui fondato e dove aveva fatto
erigere un grande cerchio di pietre per dare continuità alla cultura
celtica.
Giancarlo ha passato la sua vita a raccogliere testimonianze
storiche e brandelli della Tradizione dei Nativi europei in quanto
riteneva che la nostra storia di europei così come ci viene raccontata
non renda giustizia a ciò che siamo. Noi abbiamo una storia
infinitamente più antica, diceva; più complessa, anche più epica. Una
storia di amore per la Natura e per tutti i suoi abitanti, a qualsiasi
specie appartengano.

Proprio per dare testimonianza di queste nostre
origini ha fondato l’Ecovillaggio di Dreamland, a dimostrazione di un
passato che non è mai morto ma al contrario è ancora vivo e vitale in
quelle comunità autoctone che si definiscono Famiglie Celtiche. L’azione
di Giancarlo ha germogliato anche in Africa, dove la vita è dura per
gli umani e ancor più per gli animali. Eppure nella Repubblica
Democratica del Congo Giancarlo ha fondato il rifugio per animali
“Sauvons Nos Animaux” che salva migliaia di animali ogni anno. Un
rifugio gestito da Paterne Huston Bushunju e dai suoi volontari, che a
loro volta hanno eseguito un rito in ricordo del fondatore del rifugio,
in concomitanza con quello celebrato in Italia. Paterne ha dedicato
parole toccanti al fondatore del rifugio, così come anche il poeta del
Camerun Brice Tjomb con cui Barbadoro ha scritto un libro di poesie che
facevano parte della campagna per la salvaguardia della montagna sacra
del Camerun Ngog Lituba, portata anche all’attenzione dell’ONU. Anche in
Benin l’azione di Giancarlo ha germogliato: infatti è nata la
Ecospirituality Foundation Benin, gestita da Ange Yvon Hounkonnou,
anch’egli autore di un messaggio molto commovente a lui dedicato.
In
occasione dell’anniversario della sua morte, gli eredi del suo messaggio
ecospirituale hanno organizzato una cerimonia celtica nel luogo che più
amava, nel cerchio di pietre che aveva fortemente voluto per dimostrare
che la tradizione dei Nativi europei non è mai scomparsa. La cerimonia è
stata celebrata al suono della cornamusa suonata da Luca Colarelli,
membro del gruppo LabGraal a cui Giancarlo partecipava nella doppia
veste di poeta e flautista. L’attrice Gabriella Pochini, membro di
“Artists United for Animals”, ha recitato con molto pathos la poesia di
Giancarlo “L’Universo vivente”, creando commozione tra i presenti.
Chantal Schelaye ha letto invece una poesia del poeta camerunense Brice
Tjomb composta appositamente per l’occasione, di cui citiamo un
estratto: “
È da un anno che ti cerco nel firmamento, Durante ogni
meditazione, ogni pensiero, Vorrei sentire la tua voce; Ma incontro solo
il silenzio parlante, Nel sussurro del vento, Nel fragore della
tempesta, Nel canto dell’uccello che annuncia l’alba, Nel bambino che
piange; Nel scorrere dell’acqua del ruscello; Nel profondo del mio
cuore, ti sento.”
È stata la volta di Marco Petrillo che ha letto uno
scritto molto coinvolgente da parte del rappresentante della
Ecospirituality Foundation Benin, Ange Yvon Hounkonnou. Ecco un passo:
“
Ho scritto il tuo nome sulla sabbia, Ma l'onda l'ha cancellato. Ho
inciso il tuo nome su un albero Ma la corteccia è caduta. Ho scolpito il
tuo nome nel marmo, Ma la pietra è rotta. Ho seppellito il tuo nome nel
mio cuore E il tempo lo ha mantenuto e lo manterrà per sempre.” Alice
Fardin ha invece letto un accorato messaggio di Paterne Huston Bushunju,
responsabile rifugio Sauvons nos Animaux della Repubblica Democratica
del Congo, fondato da Giancarlo. Eccone un passaggio: “
Caro amico
Giancarlo, il tempo ha lenito il dolore senza cancellarlo. Hai molto
amato, hai molto donato. La tua memoria è per sempre impressa nei nostri
cuori e anche il nostro amore per te è altrettanto forte. Il tempo può
scivolare via, ma non cancellerà mai dai nostri cuori ciò che sei stato
per noi. Continuiamo la tua battaglia per salvare il pianeta.” Alla
lettura dei messaggi è seguito un momento molto emozionante quando il
musicista armeno Maurizio Redegoso Kharitian, anch’egli membro di
“Artists United for Animals”, ha eseguito con la sua viola un antico
brano musicale armeno dell’anno mille, scelto per la circostanza.
La
cerimonia è poi proseguita con una processione del tutto particolare.
Giancarlo era uno studioso della cultura celtica e del simbolo per
eccellenza di questa cultura, il Graal. È stato il Graal che lo ha fatto
incontrare con coloro che sarebbero stati i suoi compagni di viaggio
nel percorso musicale e non solo, e che ha dato il nome anche al gruppo
musicale “LabGraal”. Il simbolo del Graal è il principale di quattro
simboli peculiari della cultura celtica, detti i “4 gioielli”,
emblematici per il profondo significato che esprimono e poiché
rappresentano una vera e propria via spirituale.
È particolare anche
il fatto che questi quattro simboli si ritrovino in tutte le antiche
tradizioni del pianeta. Il Graal, simbolo principale della cultura
celtica, ha fatto la sua comparsa nella storia medievale in un romanzo
scritto nel 1190 da Chrétien de Troyes, il “Perceval”, una sorta di
iniziazione religioso-cavalleresca incentrata sul mistero del Graal e
dei 4 Gioielli. Chrétien de Troyes è una figura molto misteriosa: sono
incerte le date di nascita e di morte, si presume che sia vissuto in
Bretagna e si ipotizzano frequenti viaggi in Cornovaglia e Galles a
contatto con il druidismo locale. Nel “Perceval” il Graal compare in una
sorta di processione molto misteriosa, che non viene spiegata, e lo
stesso simbolo è citato senza alcuna spiegazione.

Eppure da quel
momento quei pochi versi relativi al Graal nel "Perceval" di Chretien
hanno segnato profondamente la cultura europea: il Graal, da allora, è
diventato oggetto di innumerevoli racconti, di infinite varianti, di
ricerche e manipolazioni. Il cavaliere e scrittore tedesco Wolfram Von
Eschenbach ha ripreso nel 1210 l’incompiuto “Perceval” di Troyes
scrivendo il “Parzifal”, in cui il Graal viene definito come “Lapsit
Exillis”, la “pietra venuta dal cielo”. Il Graal è stato uno dei
principali filoni di ricerca di Giancarlo, che a questo simbolo
associava anche un altro elemento simbolico: la figura di Fetonte. Ecco
perché si è voluto concludere la cerimonia con la strana processione
descritta da Chrétien de Troyes nel suo Perceval. I quattro doni sono
stati portati in corteo nella “Processione del Graal” accompagnati dalla
cornamusa di Luca Colarelli e preceduti da Gianluca Roggero, portatore
della bandiera dell’Ecovillaggio. Quattro persone hanno sfilato portando
altrettanti simboli: la ruota forata, simbolo della ruota d’oro
lasciata da Fetonte agli uomini, il triskel, simbolo della dimensione
ternaria dell’individuo, il pugnale, simbolo di morte e rinascita, e
l’ultimo, il più importante, il Graal, simbolo di conoscenza e armonia.
Questa processione particolare si è conclusa al Nemeton, il santuario
creato appositamente in ricordo di Giancarlo, dove sorge un alto menhir
ai piedi del quale sono stati deposti i quattro simboli. A conclusione
della cerimonia, i presenti sono stati invitati ad appendere un nastrino
colorato agli alberi del boschetto, in ricordo del momento e come dono a
Giancarlo, secondo le usanze celtiche.

Giancarlo è stato un
riferimento per molti, è stato definito un visionario, un precursore,
uno sciamano. Eppure lui non voleva essere definito. Nella sua estrema
semplicità era se stesso, e magari nemmeno si accorgeva del vortice che
si creava intorno a lui. Un vortice benefico, liberatorio, che lasciava
il segno in tutti quelli che lo hanno incontrato. Aiutava tutti, umani e
non. Soprattutto gli animali, per i quali nutriva un amore
incondizionato.
Giancarlo non voleva tristezza intorno a sé. Men che
meno voleva provocarla. Ecco perché noi che abbiamo raccolto la sua
eredità intellettuale siamo determinati nel portare avanti la sua
missione, quella di dare un contributo per un mondo migliore, per il
pianeta e per tutti i suoi abitanti, di qualsiasi specie.