mercoledì 16 ottobre 2013

Where do we come from? Where are we going? What are we?


Where do we come from? Where are we going? What are we? Sono le domande che ti accolgono appena sbarchi al CERN di Ginevra. E’ proprio il caso di dire “sbarchi”, perchè ti sembra di approdare su un nuovo pianeta. Un pianeta dove la Scienza, con la S maiuscola, è al servizio dell’uomo, di qualsiasi uomo. Non un argomento per una chiusa élite ma uno strumento per capire chi siamo, dove siamo, e soprattutto di che cosa siamo fatti.
L’universo del CERN è variegato quanto lo può essere un pianeta che vive di Scienza e che ha fatto della ricerca la sua ragione di esistere. Tutti gli scienziati che lavorano al CERN sembrano investiti di una sacra missione: quella di capire qualcosa di più di questo strano meccanismo che permette all’Universo, compresi noi stessi, di esistere. Ma non solo: il loro compito è anche quello di non tenere per sé le scoperte raggiunte, ma di divulgarle il più possibile. Ecco perchè ci troviamo così a nostro agio quando poniamo i “domandoni” più complicati ai ricercatori del CERN. Loro sono abituati a rispondere, volentieri mettono a disposizione le loro conoscenze e non si tirano indietro quando ai “domandoni” non c’è ancora una risposta.
L’anno scorso, in occasione di una giornata passata al CERN con gli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale, ho ascoltato Samuel Ting, Premio Nobel per la Fisica, affermare che nonostante le grandi scoperte della Scienza, in realtà siamo calati dentro un grande mistero. Tutto ciò che ci circonda è un mistero, noi stessi lo siamo.
Quest’anno ho avuto la fortuna di scendere nel cuore pulsante del CERN, calata a 100 metri di profondità, dentro il famoso acceleratore di particelle LHC, il più grande del mondo, e il non meno importante esperimento ATLAS. L’acceleratore e i suoi rivelatori erano fermi per la consueta manutenzione, e per l’occasione il CERN ha organizzato un evento per la stampa e il pubblico: il CERN Open Days. Shan Newspaper era tra i media invitati, e così ho potuto assistere a un evento unico, affascinante ed emozionante.
Ho chiesto al nostro amico Valerio Grassi, ricercatore del CERN e co-scopritore del bosone di Higgs, quale sarà il prossimo traguardo dopo la scoperta del famoso bosone. Mi ha risposto che il regalo più grande sarebbe scoprire  qualcosa di totalmente inaspettato e non teorizzato.
Questo è quello che si respira al CERN: un modo di fare ricerca senza pregiudizi, pronti ad andare oltre i traguardi acquisiti e affascinati dall’idea che l’universo può riservarci delle sconvolgenti sorprese.


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