mercoledì 6 luglio 2011

Il mondo si ferma per festeggiare il Sole

Cuzco, Perù, 21 giugno. Mentre il sole illumina in un vortice di luci l’intera vallata, il Sacerdote Inca con la sua veste coloratissima inizia la cerimonia dedicata al Sole nel massimo tempio dell’impero Inca, il Coricancha. Entra in scena il corteo formato da quattro gruppi di Inca, che rappresentano gli abitanti delle quattro nazioni, che si alternano nel portare il Sacerdote Inca sulla sua lettiga. Poi si procede al rito e il Sacerdote invoca suo padre, il dio Sole. Le 50 mila persone che affollano le rovine di Sacsayhuaman per assistere alla cerimonia Inca "Inti Raymi" celebrano così l'inizio della nuova stagione.
Stonehenge, Inghilterra, 21 giugno. Il Gran Druido del Druid Order di Londra eleva la coppa del Graal all’interno del cerchio dei druidi con le vesti bianche, per offrirla al Sole. Intorno a loro, 18.000 persone entusiaste e festose, tra turisti, seguaci, hippies e curiosi, assistevano alla celebrazione officiata da quella che nel regno Unito è oggi religione ufficialmente riconosciuta.
Più o meno nelle stesse ore, in tutta la Scandinavia si festeggia il Midsummer, la celebrazione per il Solstizio d’Estate che coinvolge migliaia di persone in tutti i paesi nordici, uniti attorno a grandi falò collettivi e cortei con le torce per le città che si protraggono per tutta la notte.
New York, Central Park, 21 giugno, ore 5 del mattino. Yoko Ono dà appuntamento al pubblico a Columbus Circle per una meditazione con la musica, a cui tutti partecipano con uno strumento o semplicemente con la propria voce, per accompagnare il canto degli uccelli.
News York, Times Square, ore 7 del mattino. Il traffico si ferma e per tutta la giornata la piazza più caotica della città si trasforma in una immensa distesa di tappettini colorati dove centinaia di persone in un silenzio irreale si fermano a fare meditazione yoga per salutare il sole.
Base Concordia, Antartide, 21 giugno. Inizia la settimana di festa per il Mid Winter. Tutte le basi si fermano per festeggiare e si scambino auguri via radio o via e-mail.
Bretagna, notte del 23 giugno. In cima alle colline vengono accesi falò e subito dopo altri falò si accendono in tutte le vallate.
Dreamland, Piemonte. Nel grande cerchio di pietre le tre torce di un candeliere a tre braccia fatto di rami di betulla vengono accese secondo l’antica formula druidica: Shali, Atabi, Sharka. Pace, Libertà, Conoscenza.
Nello stesso periodo, in molti paesi italiani ed europei si celebra la festa di San Giovanni coincidente con il periodo del solstizio d’estate. La ricorrenza è celebrata con una serie di eventi che si susseguono giorno e notte e durano anche alcuni giorni. Vengono anche accesi grandi falò, i cosiddetti “fuochi di San Giovanni”.
Sempre in questo periodo, grandi festeggiamenti per san Giovanni si celebrano anche nel Quebec, in Croazia, in Brasile, in Bulgaria.
Potremmo continuare all’infinito.
Ma perchè festeggiare con tali celebrazioni, tanto sentite e partecipate, un momento dell’anno che oggi, nell’era di internet e della globalizzazione, non ha apparente significato?
In astronomia, il solstizio è definito l’istante ed il punto in cui il Sole si trova alla massima distanza dall’equatore celeste: è massima anche la differenza tra la durata del giorno, con il massimo di ore di luce (solstizio d’estate) e quella della notte, con il minimo di ore di luce (solstizio d’inverno).
Quindi, essendo il Solstizio d’Estate il giorno più lungo dell’anno, si potrebbe pensare che si festeggi il Sole per via della massima durata della luce diurna in quel giorno. Ma a parte il fatto che questo poteva valere in un’epoca in cui non era ancora stata scoperta la luce elettrica, questa spiegazione non regge se si pensa che il suo opposto, cioè il Solstizio d’Inverno, è altrettanto celebrato, se non addirittura anche di più.
Il Solstizio d’Estate è celebrato da tempi remoti, ed è chiaramente una celebrazione pagana.
I Celti celebravano i Solstizi nei grandi cerchi di pietre, dove i druidi officiavano le loro cerimonie. Momenti di incontro e di silenzio. Nelle tradizioni celtiche, così come i quelle di tutti i Popoli nativi, la Natura era una grande maestra, il massimo riferimento spirituale. Le manifestazioni della Natura, in tutti i suoi aspetti sia fisici che immateriali, erano pertanto un continuo insegnamento per gli uomini. Non c’è da stupirsi che popoli che si rivolgevano alla Natura come unico tramite con il trascendente celebrassero i momenti salienti dei moti dell’astro da cui dipendiamo e la relazione con il pianeta su cui poggiamo i piedi. La consapevolezza di essere figli di Madre Terra e la sensazione di vivere tra terra e cielo, probabilmente accompagnava costantemente i nostri antichi progenitori, così come accompagna tuttora i membri delle società dei Popoli naturali.
Non c’è bisogno di essere degli astronomi per accorgersi che viviamo su una palla che rotea in uno spazio infinito, e di avere sopra la nostra testa un tappeto di stelle e galassie. Ma nella società maggioritaria tutto questo non conta: gli orizzonti percettivi si sono ristretti nei limiti della quotidianità che impone ritmi e valori; tutto il resto è astrazione.
Se anticamente poteva avere senso festeggiare i Solstizi, quando ancora le grandi religioni non avevano soppiantato i culti precedenti basati sul rapporto con la Natura, c’è da chiedersi che senso ha festeggiarli oggi.
Eppure nel periodo intorno al 21 giugno tutto il mondo si ferma per celebrare il Sole. Così come nel periodo che sta attorno al 21 dicembre in tutto il mondo si festeggia il Solstizio d’Inverno.
Le antiche tradizioni sono dure a morire, e la religione deve adeguarsi. Corre ai ripari trasformando il Solstizio d’Estate nella festa di San Giovanni; o il Solstizio d’Inverno nella nascita di Cristo.
Oppure organizzando celebrazioni religiose in occasione dei Solstizi. Come avviene a Calimera, in provincia di Lecce, dove il 21 giugno si celebra una festa di evidenti origini pagane, in cui tutto il paese si addobba con lanterne di carta che riproducono gli astri, i soli e i pianeti, per accompagnare la processione. Uno strano pellegrinaggio che ha per meta la cappella di San Vito, dove proprio davanti all’altare è posato un grande masso forato, un mên-an-tol preistorico, che i pellegrini a turno attraversano per compiere un rito di purificazione.
Inca, Yoko Ono, duidi, leccesi... tutti uniti nel festeggiare il Sole.

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