
E’ stata la settimana di Jules.
Lunedì 11 febbraio è arrivato nel mio giardino. E’ rimasto
con me per tutta una intera settimana, e poi è volato via. Si trattava di un
airone bianco, bellissimo, del tipo “guardabuoi”. Questo tipo di airone è
chiamato così per via della sua attitudine ad avviare una collaborazione
reciproca con i bovini: segue le mandrie dei grossi mammiferi
al pascolo e si posa sul loro dorso dove ricerca i parassiti della pelle; i
bovini così non solo beneficiano della liberazione dai parassiti, ma sfruttano
anche l’allarme che gli uccelli danno in caso di pericolo (da qui il nome di
“airone guardabuoi”).
Ebbene, il mio personale airone
guardabuoi è comparso un lunedì mattina, perfettamente a suo agio davanti alla
porta di casa mia, e si è insediato lì per tutta la settimana.
Arrivava puntuale alle 7 e mezzo
di mattina e si piazzava in giardino davanti alla mia porta di casa, con il becco incollato al vetro finchè non mi alzavo. A volte doveva
aspettare parecchio, per via dei miei orari strani. Se avevo tempo, rimanevo
con lui il più possibile, perchè per me era una gioia stargli insieme:
passeggiavamo per il giardino, gli davo del pane, lui svolazzava alto e
tornava, come a farmi vedere la sua danza. Si lasciava persino prendere in
braccio!
Quando invece per qualche motivo
dovevo andare via, mi accorgevo di avere fretta di tornare sperando che lui
fosse ancora lì. E infatti lui aspettava che rincasassi, poi se ne andava non
si sa bene dove.
Dopo qualche giorno era ormai
un’abitudine vederlo arrivare puntuale al mattino e salutarlo alla sera, quando
con il buio “smontava” per tornare nel posto misterioso da cui era venuto.
Sembrava dovesse compiere una missione.

Poi, così come è arrivato, è scomparso. Il sabato di quella
settimana ha aspettato che tornassi a casa, ormai era buio, mi ha guardato
fisso e poi è volato via.
Non capirò mai cosa volesse da me, né che cosa lo abbia
spinto a passare una settimana intensiva nel giardino di casa mia, comunicando
con me con gli sguardi e con le sue danze nel cielo. Non ho ancora capito che
cosa mi abbia trasmesso, ma di certo mi ha lasciato un segno profondo, una
profonda magia che mi accompagna ancora adesso. E anche un grande senso di
vuoto ogni volta che, al mattino, ancora lo cerco sperando che torni a
trovarmi.