Addentrandoci nella ricerca
delle nostre radici di Nativi europei ci si rende conto che c’è molto da
scoprire e che con ogni probabilità la ricerca non finirà mai: il mosaico è
complesso e la confusione creata in secoli bui di storia cancellata, riscritta
e reinterpretata ha creato una coltre di nebbia che ha coperto e appannato
storie, tradizioni, reperti, antichi miti.
Eppure, anche partendo solo da flebili frammenti di leggende, ci
si accorge che c’è un cammino già tracciato, un filo di Arianna che aspetta solo di essere scoperto e ritrovato. Pian piano il mosaico prende forma e la vera storia
dei territori celtici appare sempre più reale. Dapprima con elementi sparsi e apparentemente sconnessi,
poi via via sempre più netti e collegati tra
di loro, fino a formare un disegno globale impressionante in cui leggende,
ritrovamenti, racconti, tradizioni, segreti
degli anziani, si inseriscono armonicamente rivelando una storia precisa, la
“nostra” storia.
Nei territori del Piemonte, e nei territori europei ad essi collegati, esistono percorsi megalitici che
portano ad individuare tracce di un passato ancora vivo, usanze legate tra di
loro da una cultura comune, conoscenze segrete di anziani che conservano gelosamente
tradizioni antiche.
Secondo un’antica leggenda, nelle valli del Piemonte migliaia di anni fa
esisteva Rama, una immensa città megalitica; un mito che ha lasciato profonde
tracce nelle tradizioni europee. Una città che sarebbe scomparsa a seguito di
un cataclisma naturale.
Questa leggenda sarebbe all’origine di importanti tradizioni come quella
del Graal.
Il mito della città di Rama continua ad affiorare dai
racconti dei valligiani e nella vita quotidiana, una tradizione che sembra
collegata agli imponenti megaliti presenti su tutto il pianeta.
Secondo la leggenda, una vasta regione, che oggi si estende
dal Piemonte alla Savoia e alla Provenza fino a raggiungere la Liguria e la
Valle d’Aosta, è stata testimone di eventi straordinari che rappresentano le
radici culturali di queste stesse terre e di tutto il continente europeo.
Con la chiave interpretativa fornitaci dalla leggenda non è
difficile imbattersi, nel corso delle ricerche, in imponenti siti megalitici
che sembrano percorrere tutto il Piemonte.
E’ ormai consuetudine trovare gli insediamenti megalitici in
luoghi particolarmente magici. Questa volta le ricerche ci hanno condotto nella
Valle Argentera, presso Sauze di Cesana in alta Valle di Susa.
Come sempre accade in questi casi, abbiamo dovuto penare un
po’ per trovare il posto che non era facile da trovare nonostante le
indicazioni degli anziani del luogo. Ma quando siamo riusciti a scorgere i
primi menhir la nostra gioia è stata grande: si trattava non di qualche menhir
isolato, bensì di un vastissimo insediamento megalitico con allineamenti di
menhir, cromlech, dolmen e tumulus. Una vera miniera d’oro per i ricercatori di
megaliti!
Le pietre sono con evidenza interrate e quasi sepolte per
metà dalle stratificazioni del terreno che si è depositato nei millenni e che
impedisce di vederne l’altezza reale.
Lo scopritore, il noto scultore del legno Mario Castagnasso,
cultore di storia locale, ha sottoposto ad esperti del settore l’analisi delle
pietre che sono state datate circa 3.000 anni a.C.
Tuttavia, come spesso accade in questi casi, le ricerche si
sono arenate e il luogo è stato dimenticato dai ricercatori e dalla
Sovrintendenza dei Beni Archeologici. Evidentemente le ricerche che riguardano
le origini della nostra Storia non sono di interesse degli enti preposti.
Eppure il sito è davvero notevole. Oltre a trovarsi in una
valle particolarmente incantata, con panorami mozzafiato, l’insediamento si
estende su un’area molto estesa che di certo può riservare ancora molte
sorprese. Oltre agli allineamenti e al cromlech esiste un masso, che è stato
definito erratico, di sei metri di altezza che presenta una strana peculiarità:
indica l’ultimo raggio del sole al solstizio d’estate. Il masso potrebbe essere
stato usato come mirino in quanto assume la funzione di traguardo del tramonto
del solstizio estivo in rapporto ad alcuni menhir.
Secondo i ricercatori del CesMap (Centro Studi e museo
d’arte preistorice di Pinerolo), interpellati da Mario Castagnasso, il grande
masso potrebbe avere una funzione archeoastronomica. Peccato che le ricerche
sono state poi abbandonate.
Se si perlustra la zona adiacente ai menhir, non è difficile
imbattersi in altri reperti interessanti che meriterebbero un’analisi
approfondita, come il grande dolmen poco distante, o il tumulus collocato a
circa 50 metri dai menhir, quasi interamente interrato, ma di cui si
intravedono le pietre del dolmen all’ingresso e il muretto a secco che lo
delimita.
Una volta di più ci si chiede chi fossero i misteriosi
abitanti di queste zone, come sia possibile che siano stati cancellati dalla
storia nonostante le imponenti vestigia sparse in tutto il Piemonte e non solo;
e ci si chiede il motivo di questo disinteresse da parte degli enti preposti
alle ricerche archeologiche, finanziati dai cittadini. Come spesso accade,
queste ricerche sono portate avanti da ricercatori autodidatti, senza risorse e
corroborati solo dalla loro passione. E’ accaduto nel caso della scoperta delle
mura di Rama da parte di ricercatori della Ecospirituality Foundation, una
scoperta che ha elevato la città di Rama dalla leggenda alla Storia.
Il sito megalitico della Valle Argentera è una ulteriore
conferma della presenza di questo vastissimo insediamento urbano, ricordato
ancora oggi dalle Famiglie Celtiche della Valle di Susa e delle Valli di Lanzo.
La ricerca continua.
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